Di Mimmo Di Maggio
E’ una lotta colpo su colpo quella tra lo Stato e la Mafia, ma, questa volta, la leva utilizzata dai boss non è il pugno di ferro bensì la generosità. La vicenda ha dell’incredibile, il boss Giuseppe Cusimano, punto di riferimento per le tante famiglie indigenti del quartiere, ha tentato di organizzare una distribuzione alimentare durante la prima fase di lockdown del 2020.
Questa è la dimostrazione che Cosa nostra “è sempre alla ricerca di quel consenso sociale e di quel riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso”. In questa operazione la Dda di Palermo ha disposto il fermo di 16 persone accusate di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni, danneggiamenti, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco.
L’indagine, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Palermo, riguarda il “mandamento” mafioso di Tommaso Natale e, in particolare, le “famiglie” di Tommaso Natale, Partanna Mondello e ZEN – Pallavicino.
Tra i vari indagati c’è anche un capomafia storico: Giulio Caporrimo che, tornato in libertà dopo una lunga detenzione, a maggio 2019, ha dovuto fare i conti con la nuova leadership di Francesco Palumeri, asceso al vertice del clan dopo la riorganizzazione degli assetti mafiosi seguita agli arresti disposti con l’inchiesta Cupola 2.0.
L’inchiesta è stata accelerata da una sparatoria avvenuta in pieno giorno nel settembre dello scorso anno fra i palazzoni dello Zen, tredici estorsioni (di cui tre tentate) nei confronti di imprenditori del territorio, e i progetti avanzati di rapinare furgoni portavalori e distributori di benzina con armi da guerra ed esplosivi hanno costretto i magistrati della Dda e i carabinieri di Palermo guidati dal generale Arturo Guarino, ad accelerare i tempi e bloccare la rinascita del mandamento di Tommaso Natale.
Ma la guerra per la supremazia del territorio è cominciata e i due boss, Francesco Palumeri, investito del ruolo di capo mandamento dalla cupola 2.0 e Giulio Caporrimo, boss scarcerato nel 2019 che non accettava la nuova gerarchia, devono ristabilire una nuova gerarchia, esattamente come in natura.
Il suo rientro nel settembre dello scorso anno ha fatto scattare l’allarme fra gli inquirenti per il rischio che scoppiasse una guerra interna nel mandamento che lo stesso Caporrimo era disposto ad affrontare, spargimenti di sangue compresi.
E’ una vicenda che mette in risalto l’istinto animalesco dell’uomo sempre pronto ad imporsi e comandare sugli altri sentendosi succube di un limite che non gli fa apprezzare quello che già si possiede, ma che lo mette nella condizione di perdere tutto per ambire a ciò che non può realizzare. La cosa buona è che, per lo meno in questo frangente, la gente oppressa ci guadagna qualcosa.