Home Attualità Omicidio Vannini, Cassazione: “La condotta di Ciontoli fu caratterizzata da pervicacia e spietatezza”

Omicidio Vannini, Cassazione: “La condotta di Ciontoli fu caratterizzata da pervicacia e spietatezza”

by Freelance

Di Ginevra Lestingi

“La condotta di Antonio Ciontoli fu non solo assolutamente anti doverosa ma caratterizzata da pervicacia e spietatezza, anche nel nascondere quanto realmente accaduto, sicché appare del tutto irragionevole prospettare, come fa la difesa, che egli avesse in cuor suo sperato che Marco Vannini non sarebbe morto”, è questa l’opinione della Corte di Cassazione.

La condanna è stata confermata a 14 anni di carcere per Antonio Ciontoli, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, per l’omicidio di Marco Vannini. Insieme al padre famiglia sono stati condannati in via definitiva anche i figli e la moglie a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario.

“Ciontoli – riferisce la Cassazione – era ben consapevole di aver colpito Marco Vannini con un’arma da fuoco e della distanza minima dalla quale il colpo era stato esploso; era inoltre consapevole che il proiettile era rimasto all’interno del corpo del Vannini, come gli aveva fatto notare anche il figlio Federico dopo il ritrovamento del bossolo, e, sebbene la ferita avesse smesso di sanguinare dopo essere stata tamponata, egli ha necessariamente immaginato, rappresentandosi e, nonostante ciò accettando il verificarsi dell’evento che quel proiettile potesse essere causa di una emorragia interna”.

“Eppure Vannini si era lamentato per il dolore, aveva invocato aiuto e lo aveva fatto in modo talmente forte che le sue urla erano state distintamente avvertite dai vicini di casa e registrate nelle conversazioni telefoniche con gli operatori del 118”.

Il “militare appartenente alla Marina e successivamente distaccato ai Servizi segreti, detentore di armi da fuoco e autore dello sparo, ha gestito in maniera autoritaria l’incidente e ha da subito minimizzato l’accaduto, tentando di rassicurare i familiari con spiegazioni poco credibili”, conclude la sentenza. Ora i genitori, i famigliari e gli amici del povero Marco Vannini, possono tirare un sospiro di sollievo e anche se giustizia è stata fatta nessuna sentenza potrà restituirgli il povero Marco.

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