Home Attualità Morto Lawrence Ferlinghetti, l’ultimo grande intellettuale della beat generation

Morto Lawrence Ferlinghetti, l’ultimo grande intellettuale della beat generation

by Rosario Sorace

All’età di 101 anni è morto Lawrence Ferlinghetti, un mito leggendario della cultura americana e della beat generation. Nacque nel 1919 nello stato di New York e il padre Carlo, italiano emigrato nel 1872 negli Stati Uniti , morì sei mesi prima della nascita di Lawrence.

Mentre la madre, Lyons Albertine Mendes-Monsanto, era di origini francesi, ebree sefardite e portoghesi. A distanza di poco tempo della morte del marito la madre fu ricoverata in manicomio e, quindi, Lawrence venne affidato alla zia Emily con la quale visse a Strasburgo sino a cinque anni.

Quindi la sua lingua madre divenne il francese e successivamente la zia fu assunta come governante a New York presso la famiglia Bislands, che decise di adottare Lawrence consentendogli di studiare giornalismo. Ferlinghetti iniziò a studiare alla Mount Hermon School e all’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill.

Si arruolò nella Marina statunitense durante la seconda guerra mondiale e fu in quel momento dell’arruolamento che scoprì che il padre aveva cambiato l’originale cognome italiano in “Ferling”. Dopo la guerra, ottenne un diploma post-laurea alla Columbia University e un dottorato alla Sorbona e nel 1951, per due anni, insegnò francese.

Iniziò la sua poliedrica vita culturale: fu critico letterario, pittore oltre che poeta e narratore. Decise di stabilirsi definitivamente a San Francisco nel 1953 ,dove fondò insieme a Peter D. Martin, la libreria e casa editrice City Lights. Quindi utilizzò l’originale cognome italiano Ferlinghetti sin da quando iniziò a pubblicare la sua prima raccolta di poesia nel 1955 “Pictures of the Gone World”.

Nel 1953 Ferlinghetti iniziò la sua lunga sfida contro il puritanesimo americano sfidando maestrine bigotte e giudici parrucconi e, pubblicando opere alternative e trasgressive, contribuì a rivoluzionare la letteratura americana. Quindi, svolse un’intensa attività di editore e divenne il sostenitore e protettore dei grandi intellettuali e scrittori della controcultura americana, emblematica la fotografia in cui li teneva radunati sotto un enorme ombrellone.

Finì anche in prigione per aver pubblicato con la City Lights “Urlo” (Howl), il poema di Allen Ginsberg, che fu anche inizialmente confiscato dalle autorità e venne condannato per oscenità. Fu una grande amico di Fernanda Pivano che si profuse nel diffondere la letteratura americana in Italia e Ferlinghetti, non fu solo editore ma soprattutto un poeta, che già nel 1958 vennero pubblicate e lette, come ebbe a dire , da almeno un milione di “menti migliori” della sua generazione che erano “affamate, nude, isteriche”.

Ferlinghetti fu innanzitutto un poeta surrealista e anche di concreto realismo. Ferlinghetti, con la propria casa editrice, pubblicò i primi lavori letterari della Beat Generation, tra cui Jack Kerouac e Allen Ginsberg.

Ferlinghetti viveva in una zona piuttosto selvaggia della costa della California, Big Sur poiché era un amante della natura essendo uno spirito libero. Il suo ideale lo spinsero a stabilire rapporti di amicizia con buddhisti praticanti americani, fra cui Ginsberg e Gary Snyder.

Da un punto di vista politico manifestava una tendenza all’anarchia che si esplicitava in una dimensione etica e comunitario, in seguito ammirò il modello socialdemocratico dei paesi scandinavi. Oltre che la poesia, fu uno straordinario e originale narratore quando scriveva come in un lungo flusso di coscienza, senza un punto, senza una virgola, neppure all’inizio, neppure alla fine.

Così è assolutamente privo di punteggiatura il suo Little Boy, che è appunto la sua magistrale autobiografia di un ragazzo centenario, uscita appunto nel 2019. La sua vita è stata un lungo viaggio di letteratura e di esperienze, in un opera che raccoglie gli scritti di cinquant’anni tra navi, aerei, treni a vapore, in cui passò dalla Cuba di Fidel Castro a incontri con Ezra Pound.

Nel 2006 fu inserito, con una piccola parte, nel film di Finn Taylor The Darwin Awards, dove interpretò se stesso. Un artista a tutto tondo e, quindi, anche pittore, fece una mostra “60 anni di pittura” con i suoi dipinti che si tenne prima a Roma (febbraio-aprile) e successivamente a Reggio Calabria (maggio-luglio) nel 2010.

In queste opere testimoniava il suo percorso creativo sui temi sociali e politici del ventesimo secolo e la sua visione del mondo mutevole.

Nel 2011 fu chiamato a collaborare alle celebrazioni del 150º anniversario dell’Unità Italiana con l’invio di due poesie che sono state la fonte d’ispirazione per numerosi artisti nella grande mostra Lawrence Ferlinghetti e i 150 anni dell’Unità d’Italia (Torino, maggio-giugno 2011).

Ferlinghetti fu anche fermato dalla polizia in Italia mentre si aggirava per un paesino cercando di individuare la casa e la ricerca dei suoi antenati. Ora Lawrence li ritroverà in cielo.





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