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Maria Alessi: Insegnante, donna colta, deputata socialista al Parlamento dal 1961 al 1968

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Di Nunziatina Spatafora 

Ho “incontrato” Maria Alessi nel 2002 attraverso le poche pagine del libro di Sebastiano Catalano Protagonisti a Catania fra ottocento e novecento. Desiderai saperne di più di questa donna, che aveva svolto significativi ruoli politici nel PSI e nel PSIUP.

Iniziai a contattare l’ing. Camillo Bosco e il prof. Carmelo D’Urso di Riposto, che militarono tra gli anni cinquanta e sessanta nel partito socialista, ed il prof. Riccardo Occhipinti che nel 2002 era preside dell’Istituto Tecnico Archimede di Catania, dove Maria Alessi insegnò dal 1968 al 1980.

Maria Alessi nasce il 18 giugno del 1915. Si diploma all‘istituto magistrale e dopo la laurea in lettere si dà all’insegnamento, che a Maria non basta perché l’impegno lavorativo lo condivide con la passione politica. Nel 1952 scelse di militare nel P.S.I e nel 1955 fu candidata alle elezioni regionali ottenendo ben 5.866 preferenze. Camillo Bosco la ricordava come “una donna colta dal carattere gentile, ispirava grande simpatia, ma era combattente tenace e decisa nella difesa dei diritti dei deboli e nella lotta per la conquista della parità delle donne in tutti i settori della vita civile”.

Nel 1956 fu eletta consigliera comunale, tra le sue battaglie ci fu quella per la municipalizzazione delle onoranze funebre. Dal 1955 al 1959 diresse il movimento femminile in provincia di Catania, insomma Maria Alessi sperimentò la classica gavetta politica, tipica delle militante e dei militanti dei grandi partiti della prima Repubblica.

L’avvocato Carmelo D’Urso ricorda “che Maria Alessi subentrò alla Camera dei deputati a seguito della morte di Biagio Andò, avvenuta l’1 giugno del 1961. Maria infatti era stata candidata nelle liste del partito socialista nel 1958 risultando la prima dei non eletti”.

Sarà stata felice, l’Alessi, ad entrare in Parlamento, ma anche addolorata per la morte del suo compagno di partito a cui subentrava. Nello stesso anno dell’insediamento Maria Alessi è cofirmataria della proposta di legge per l’abolizione dell’ articolo 559 del codice penale, relativo all’adulterio: qualche mese prima la Corte Costituzionale con sentenza n.64 del 28 novembre aveva dichiarato la non fondata tesi dell’illegittimità costituzionale dell’art. 559 del codice penale, e lo stesso prof. Carmelo D’Urso, all’ora appena ventiseienne già consigliere comunale del PSI, la indusse alla presentazione di diverse interrogazioni tra cui quella per l’istituzione della scuola magistrale a Riposto.

Nell’ interrogazione del 4 agosto 1962 la deputata Alessi chiede, invece, al ministro competente perché delle 687 lettere di Giovanni Verga acquistate nel 1943 ed in possesso dell’Università di Catania, ne erano disponibili solo 521.

Il ministro imputa la non disponibilità delle rimanenti lettere al marasma dei fatti bellici e del poco personale di cui era dotata l’Università.

Il professore Nicola Mineo, già preside della facoltà di Lettere dell’ateneo catanese, in questi giorni mi ha confermato che oggi le lettere sono tutte in mano della Fondazione “Giovanni Verga”.

Pensiamo che il controllo della Alessi non sia stato inutile. La sua firma sulle proposte di legge sancisce un’attività parlamentare a supporto delle problematiche che attraversavano i territori e le emergenti esigenze della società.

Durante gli anni della sua legislatura, Maria è prima firmataria di 5 disegni di legge e cofirmataria di altri 12, tenne 49 interventi di cui 13 in Assemblea e 36 nei vari lavori parlamentari. I numeri sono importanti perché ci testimoniano una donna che sentiva il peso della responsabilità del suo mandato elettorale.

Fu rieletta nelle elezioni del 1963 seguendo attentamente il suo collegio e la vita delle sezioni. Ed è anche Camillo Bosco che sottolinea come “a Giarre, Maria ottenne un forte consenso popolare per il sostegno determinante della sinistra socialista”.

Del lavoro politico della compagna socialista Carmelo D’Urso ricorda ancora “come la sua oratoria efficace coinvolgesse le piazze e soprattutto coinvolgesse il suo essere donna in politica. Spesso girava per le sezioni mantenendo un contatto con l’elettorato”.

Maria Alessi nel 1964 passa al PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria), nato da una scissione a sinistra del Partito Socialista. Nello stesso anno, riconosciuta la sua forza di rappresentanza del nuovo partito, ne guida la lista dei candidati per il consiglio comunale e torna ad essere consigliera di Catania.

Nel 1968 affronta la campagna nazionale delle elezioni politiche, pur consapevole della difficoltà della formazione politica minoritaria a cui aveva aderito. Non viene rieletta, ed il quotidiano “La Sicilia” del 24 maggio del 1968 scrive, riconoscendo il suo impegno: “Anche i socialproletari perdono l’unica donna deputato che avevano, la battagliera Maria Alessi Catalano”.

Maria non si stacca dalla vita politica, pur dedicandosi con la stessa serietà e fermezza al suo “mestiere” di insegnante. L’esperienza che visse nel ‘68 a Catania non fu meno forte di quella maturata al parlamento, come si deduce da una nota che nel 2002 il preside Riccardo Occhipinti dell’istituto “Archimede” mi ha redatto, una nota di ricordi di chi l’ha conosciuta: “….Purtroppo, ora in Istituto sono solo i vecchi che si ricordano di questa donna colta, dalla forte personalità che aveva la grande capacità di comunicare con chicchessia, magari, anzi soprattutto, in dialetto. Era forse questo il modo per manifestare il suo amore per la Sicilia? O, piuttosto il vernacolo verace, scarso di voli pindarici, le consentiva di andare dritto al sodo senza incorrere in ambiguità”.

Maria Alessi scrive di affetti in ambito politico anticipando temi e categorie del femminismo e della filosofia della biopolitica, infatti in due fogli scritti nel 1964, forse appunti da utilizzare per qualche comizio o incontro politico, riportati da Sebastiano Catalano, si legge “… che i parlamentari , deputati del popolo, quando sono veramente tali non possono lasciare che eredità di affetti e che solo il riscatto del lavoro e la conquista della libertà vera, che è libertà dal bisogno e quindi dal riscatto della forze predominanti, per quelli che questa libertà ancora non hanno, mi spinse a lottare per il trionfo del socialismo”.

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