Vince Airbnb,viva Airbnb. Non siamo impazziti, né tantomeno in preda a “fumi” o frenesie del Natale, ma semplicemente soddisfatti per una piccola fetta di democrazia e libertà di scelta che la Corte di Giustizia della Ue ha legittimato, bocciando una denuncia presentata dalla associazione turistica francese Ahtop, che aveva accusato Airbnb di essere una “agenzia immobiliare” e non soltanto una piattaforma online.
Motivo di tanto contendere, ne siamo convinti, la straordinaria mossa fatta dal portale creato nel 2007 da Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk, di accapararsi il ruolo di sponsor di tutte le prossime Olimpiadi. Fornendo così migliaia di sistemazioni per i pernottamenti di visitatori, famiglie di atleti e altri invitati per i Giochi di Tokyo 2020, Parigi 2024, Milano 2026 e Los Angeles 2028.
Tradotto in soldoni, insomma, parliamo di 500 milioni di euro che non finiranno più nelle tasche di alberghi e albergatori ma in quelle di Airbnb, che diverrà così sempre più un partner per eventi su larga scala in località dove non si possono costruire strutture ricettive (al contrario di ciò che avvenne invece a Lillehammer nel 1994) in grado di ospitare milioni di persone per poche settimane.
La sentenza della Corte della Ue ha stabilito che la natura del legame tra il servizio di intermediazione online e la fornitura di alloggi non giustifica la fuoriuscita di Airbnb dalla classificazione di “società dell’informazione”. Non solo: il tribunale ha anche criticato la Francia per non aver informato la Commissione europea dell’obbligo richiesto a Airbnb di licenza professionale di agente immobiliare. Transalpini sconfitti, insomma, e primo successo parziale per il portale californiano nella guerra ormai aperta nei confronti di parecchie strutture alberghiere di municipalità europee (Amsterdam, Parigi e Berlino) e di New York, accusate di peggiorare la carenza di alloggi e penalizzare i cittadini a basso reddito.
I Giochi di Tokyo della prossima estate vedranno il debutto delle Airbnb Olympian Experiences, con gli atleti nel ruolo di promotori turistici di alloggi e tour della città fino ad arrivare poi ai Giochi invernali di Milano-Cortina 2026, dove il 50% dei visitatori soggiornerà presso strutture non tradizionali. Con Federalberghi, insieme a tutte le associazioni di albergatori mondiali riunite sotto la bandiera di GlobalReformBnb, costretta a incassare un colpo durissimo e ad appellarsi al presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Tomas Bach, affinché vengano rispettati i valori olimpici. Quali siano poi, in regime di business bello e buono, non si sa.