Nessuna unità di intenti in questo momento tra maggioranza e opposizione, come aveva predicato e auspicato da più di un mese il Presidente della Repubblica e adesso che si vota per il decreto “Cura Italia” al Senato, in cui si impegnano 25 miliardi per affrontare l’emergenza, non c’è nessun accordo per un’approvazione all’unanimità.
Cosicché in queste ore è stato posto il voto di fiducia per garantire che tutto proceda senza ostruzionismi con la presentazione di un nugulo di emendamenti che possono ostacolare l’iter finale. Quindi nessuna unità nazionale nella drammatica fase italiana e forse è la fine della cabina di regia, degli incontri dell’opposizione con il premier Giuseppe Conte.
Anche se all’inizio di marzo vi era stato un buon esordio e si era approvato insieme, sia il primo provvedimento per l’emergenza, sia lo scostamento dal deficit. Ma ora è tutto cambiato con il solito reciproco rimpallo di responsabilità, in cui la maggioranza accusa l’opposizione di aver fatto proposte improponibili e irricevibili, mentre l’opposizione che ribatte di aver trovato solo chiusure di fronte ad ogni richiesta. «Avevamo detto che non avremmo fatto ostruzionismo sul provvedimento – ha detto il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo – ma la scelta di blindarlo con la fiducia fa comprendere che non ci sono i presupposti per una collaborazione».
Antonio Tajani, Forza Italia, ha attaccato: “Non voteremo la fiducia al governo: come opposizione vogliamo collaborare, ma vediamo che non collaborano nemmeno all’interno della maggioranza”. Si è accodata anche la segretaria di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha affermato che «con l’apposizione della fiducia sul decreto Cura Italia viene definitivamente smascherata la farsa della presunta volontà di condivisione da parte del governo Conte”.
Bisogna ricordare che in Commissione Bilancio, si sono esaminati qualche centinaio di emendamenti e quelli della maggioranza sono stati trasformati in ordini del giorno, mentre FdI ha ritirato la maggior parte degli emendamenti. La Lega è stata più rigida e ha chiesto di votare tutte le sue proposte di modifica. Così alla fine si è snellito il lavoro con lo “stralcio” degli emendamenti che puntavano a introdurre misure per tutelare i medici di fronte a cause legate alle cure dei malati di coronavirus.
La questione verrà quindi affrontata in un’altra occasione e il governo, infatti, ha annunciato che aprirà sul tema un tavolo con maggioranza, opposizione, Regioni e le associazioni di categoria.
Inoltre la ministra della pubblica amministrazione , Fabiana Dadone, ha manifestato la sua soddisfazione per l’approvazione di un emendamento, che rende i concorsi pubblici più veloci e meno affollati “Le singole amministrazioni – dice – avranno la facoltà di introdurre requisiti specifici per scremare le presenze ai test di accesso, rendendoli più rapidi. La norma consente di semplificare e accelerare l’ingresso di nuove forze nel pubblico impiego”.
Mentre si richiede agli italiani di essere uniti nel combattere il virus, la politica italiana si divide e offre ancora una volta una prova di immaturità in questa fase davvero drammatica.