Di Ginevra Lestingi
La strategia dell’UE per fissare un tetto massimo alle importazioni di gas russe si è schiantata contro il muro tedesco.
Il piano sostenuto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ed esplorato dai suoi funzionari è quello di limitare i soldi che la Russia ottiene per finanziare la sua guerra in Ucraina e di frenare l’impennata dei prezzi del gas che sta causando il caos politico ed economico in tutto il continente.
Ma l’idea sta incontrando resistenza da parte dell’economia più potente d’Europa e dal più grande importatore di gas russo nell’Ue.
“Rimaniamo scettici quando si tratta di questioni relative a un tetto massimo del prezzo del gas, ma generalmente siamo pronti per colloqui nel quadro europeo”, ha affermato un portavoce del ministero dell’Economia tedesco.
Un diplomatico dell’UE ha criticato la Germania definendola “il problema” perché “ci stava mettendo così tanto tempo per decidere su questioni come il limite di prezzo”.
Von der Leyen la scorsa settimana ha chiesto di imporre un tetto massimo alle importazioni di gas russe. Da allora i funzionari dell’UE hanno preparato le opzioni per l’introduzione di tale misura, che sarà discussa dai rappresentanti dei paesi mercoledì prima di una riunione di emergenza dei ministri dell’Energia venerdì.
Lunedì, la Francia è diventata l’ultimo paese a sostenere il piano di Bruxelles. La Polonia vuole anche un tetto massimo sul prezzo del gas e che tale misura venga estesa a tutte le importazioni di gas in Europa, ha affermato un diplomatico polacco.
Il governo tedesco del cancelliere Olaf Scholz, tuttavia, è riluttante.
Prima della riunione di mercoledì, i funzionari a Berlino hanno sostenuto che l’UE dovrebbe concentrarsi su misure meno incendiarie per combattere i prezzi elevati dell’energia, vale a dire l’introduzione di una tassa inaspettata sui profitti energetici in eccesso, qualcosa concordato domenica dalla coalizione tripartita di Berlino.
Questo porta ad un cambio di direzione europeo senza la Germania. Il risultato dell’incontro di mercoledì sarà “purtroppo negativo”, ha affermato un altro diplomatico dell’UE.
In uno sforzo dell’ultimo minuto per spingere la posizione di Berlino in vista della riunione di mercoledì, Jörg Kukies, il principale consigliere dell’UE di Scholz, si è recato a Bruxelles martedì per discutere la questione con alti funzionari della Commissione, tra cui Björn Seibert, capo di gabinetto di von der Leyen.
Una delle principali preoccupazioni di Berlino è che la limitazione al prezzo del gas russo possa innescare una rappresaglia da parte di Mosca sotto forma di un taglio completo delle forniture di gas dirette all’UE. Uno scenario che oltre a danneggiare Berlino colpirebbero l’Italia e paesi dell’Europa centrale come la Repubblica ceca o Slovacchia e Romania, che ricevono il gas russo attraverso un gasdotto che passa dall’Ucraina o il gasdotto TurkStream meridionale.
Non stuzzicare il can che dorme
Il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha dichiarato lunedì che la stessa Germania era già in gran parte tagliata fuori dalle forniture di gas russe, poiché riceve solo quantità molto piccole attraverso l’Ucraina in seguito alla decisione di Gazprom di chiudere il gasdotto sottomarino Nord Stream per riparazioni. Habeck ha aggiunto che non crede che la Russia riprenderà consegne maggiori di gas alla Germania.
Funzionari tedeschi sostengono che la riluttanza di Berlino a imporre un tetto massimo al prezzo del gas russo non è tanto legata ai propri interessi quanto piuttosto alla situazione dell’approvvigionamento regionale.
Un taglio alle forniture russe costringerebbe anche la Germania a condividere il suo gas con altri paesi secondo le regole dell’UE, lasciando meno per sé.
Tuttavia, secondo l’inventario di stoccaggio del gas dell’UE, paesi come la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria hanno una percentuale maggiore del gas di cui avranno bisogno quest’inverno in deposito rispetto alla Germania. Anche l’Ungheria, il più stretto alleato della Russia nell’UE, ha stretto accordi con Mosca per aumentare le consegne di gas.
Anche senza una chiusura completa, le consegne russe nell’UE sono in forte calo rispetto ai livelli storici; rappresentavano il 40 percento delle importazioni del blocco.
Il gas russo ora rappresenta meno del 10% delle importazioni e, secondo il gruppo di esperti Bruegel, fino a martedì i flussi erano inferiori del 78% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Ciò riduce il rischio di ritorsioni del Cremlino, dice il dipartimento dell’energia della Commissione che ha affermato nel suo studio sull’impatto di un tetto massimo di prezzo: “Se non forniscono molto, perché non rischiare?”
Ma parlare di un price cap per il gas russo non ha molto senso a questo punto, ha affermato Nathalie Tocci, direttrice del think tank italiano Istituto Affari Internazionali.
“È fattibile nel senso che potresti farlo”, ha detto. “Il punto è che limiterai il prezzo di una quantità che è praticamente zero”.
Infatti, giocare con il fuoco o con il gas, in questo caso, potrebbe essere pericoloso. La differenza di importazione dal 10% a zero, tenendo conto dei tagli già subiti, potrebbe fare la differenza.
Ma come direbbero gli Stark “l’inverno sta arrivando” e questo gioco al massacro nei confronti dei cittadini europei per quanto ancora può reggere senza scatenare disordini e proteste di massa?