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La caduta della cenere dall’Etna, una calamità naturale dimenticata

by Rosario Sorace

La caduta della cenere e dei lapilli dal vulcano Etna è una calamità naturale senza fine e di cui nessuno parla, assolutamente dimenticata da tutti, stampa nazionale in primis oltre che dallo Stato e dalla regione Sicilia.

Da oltre cinque mesi, al ritmo giornaliero, la provincia di Catania e l’area etnea è invasa dalla cenere del vulcano che ha emesso una quantità di detriti mai vista prima a seguito dei continui fenomeni di parossismo e di eruzione. Le comunità locali sono sottoposte a prove due e improbe, rassegnate alla cenere quotidiana che piove copiosamente dal cielo, tra il caldo afoso con punte di 40 gradi che ha colpito la Sicilia.

I vari Comuni della fascia etnea negli ultimi mesi hanno accumulato oltre 100.000 tonnellate di lapilli e cenere che è derivata dai fenomeni eruttivi del vulcano Etna. E’ un dato di fatto incontrovertibile che la situazione di emergenza non è più straordinaria ma è divenuta un fenomeno di ordinaria quotidianità con cui convivere che angustia e preoccupa le genti dell’Etna.

Una situazione davvero drammatica che sta stremando la resistenza delle popolazioni locali e che, oltre a subire un grave danno economico, mettono a repentaglio la salute. “Non si può più vivere così!” è il grido che si alza da parte dei cittadini esasperati.

Si chiede a gran voce piani di azione, aiuti dallo Stato per pulire grondaie e tetti di edifici pubblici e privati, alla stregua di come avviene nelle regioni del nord che subiscono l’emergenza della neve. Ormai i cittadini non possono più sopperire da soli ai danni e alle conseguenze che sono legati alla “quotidiana” caduta di ceneri e lapilli.

E’ notorio che le amministrazioni comunali sono totalmente impreparate ad affrontare e fronteggiare questo fenomeno di proporzioni ormai enormi e si registra, su tale versante, il silenzio tombale o l’impotenza strumentale della Regione Sicilia, dello Stato e della Protezione Civile che, invece di provvedere e pensare ad intervenire, attende solo che la caduta della cenere cessi affidandosi alla provvidenza divina.

Servono, quindi, una serie di azioni che adottino piani predefiniti per lo sgombero della cenere che adesso si nota in tutti gli angoli dei paesi e delle cittadine, montagne di cenere che si accumula ad ogni angolo delle vie e delle strade, discariche enormi di cenere che staziona senza essere conferita.

Servono anche aiuti concreti e immediati dallo Stato per le pulizie di tetti e grondaie di edifici pubblici e privati. Bisogna pensare anche a deroghe di almeno 6-12 mesi per le quote TARI regolamentate da normative regionali o statali e finanziamenti ai Comuni in sostituzione di tali quote.

Poi bisogna pensare ad azioni mirate per sostenere le persone che a causa di tale situazione soffrono o soffriranno di patologie respiratorie, danni alla vista e tutte quelle condizioni di salute legate all’aria insalubre che ormai da mesi caratterizza quest’area a seguito della cadute di questo materiale.

I cittadini stanno attivando petizioni e raccolte di firme chiedendo aiuto a chi di dovere per questi gravi disagi e le città appaiono come vere e proprie miniere a cielo aperto che nascono per i danni provocati dal vulcano più attivo d’Europa.

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