Home Attualità Inquinamento e spregiudicatezza. Meloni recita al Cop27

Inquinamento e spregiudicatezza. Meloni recita al Cop27

by Romano Franco

La sfilata fatta a Sharm el-Sheikh ha portato sul carpet dei potenti del mondo solo luoghi comuni e ipocrisia.

E dall’Italia, istruita dalle politiche trumpiane avvelena mondo, Giorgia Meloni si appresta a fare la sua prima grande figuraccia in mondo visione.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, non utilizza mezzi termini e chiede con fermezza di porre fine gradualmente a questo disastro dicendo che “tra il 2030 e il 2050, il cambiamento climatico dovrebbe causare circa 250.000 morti in più all’anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da caldo”, una specie di baratro dal quale sarà difficile uscire una volta entrati.

Ma le politiche presentate sino ad ora da Giorgia Meloni riguardano solo trivelle e combustibili fossili, come se l’energia pulita fosse un male da non sdoganare.

La crisi energetica ha messo i Paesi a dura prova e se in Germania i verdi hanno votato per il ripristino del carbone chi siamo noi per giudicare chi segue la politica chimerica che pensa al riscaldamento globale come una cosa positiva “per avere più case sulla spiaggia”.

Il ritorno alle trivelle è giusto, se l’intento è quello di riuscire ad arginare temporaneamente la crisi, ma è anche pericoloso.

L’Italia è un territorio sismico e estrarre materiale dal sottosuolo potrebbe compromettere ulteriormente il bilanciamento delle placche tettoniche. Inoltre, un investimento più dispendioso potrebbe portarci ad avere energia pulita ad un costo addirittura minore.

Ma la mossa del governo Meloni è stata apprezzata da molti. “Le parole che con Federpetroli Italia ripetiamo da anni sono state ascoltate. Grazie governo Meloni. Dopo anni ripartiamo con l’oil & gas italiano. Questo vuol dire che le migliaia di aziende del comparto energetico italiano ed i contrattisti ritorneranno ad investire ed operare in Italia”, dice fiduciosa Federpetroli.

Le soluzioni del nuovo esecutivo non riguardano solo i combustibili fossili. Infatti, nell’agenda del governo Meloni regna sovrano il nucleare di vecchia generazione, oramai obsoleto e troppo dispendioso per avere un rapporto conveniente tra costi e benefici.

Ma il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, non è d’accordo e, così, ha spiegato che “non dev’esserci “nessuna preclusione ideologica”.

Il nuovo ministro dell’Ambiente si sta muovendo seguendo il “solco di quanto fatto finora soprattutto in termini di energia” da Draghi e da Cingolani che hanno riportato il paese indietro di anni con il ripristino di centrali a carbone; che secondo il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) avrebbero dovuto essere dismesse o convertite entro la fine del 2025.

Ma a chiarire la posizione del governo ci pensa il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Urso dice che la transizione ecologica va resa compatibile con i tempi di riconversione industriale e che se le industrie non sono pronte a questo cambiamento si può anche aspettare con pazienza.

Che tradotto significa: chissenefrega se il mondo brucia e le persone muoiono, l’importante è che l’industria vada avanti.

Nessun italiano vorrebbe distruggere l’eccellente industria del Bel Paese, anche se con la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni ci stanno provando, ma incentivare investimenti verdi e riconversioni industriali potrebbe essere una mossa che ci avvantaggerebbe rispetto agli altri se la direzione da intraprendere per tutti è solo quella.

Ma, vivendo nel passato, il governo Meloni non è d’accordo e dopo il suo intervento pieno di cliché e luoghi comuni ecco che viene fuori il pensiero discordante che cozza completamente con l’utilità della Cop27.

“Vogliamo sviluppare – ha detto – la nostra strategia di diversificazione energetica in stretta collaborazione con alcuni Paesi africani con cui abbiamo rafforzato la nostra cooperazione su sicurezza energetica, su rinnovabili e istruzione. Questo stimolerà la crescita verde, la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo di una catena di valori sostenibili. In Europa puntiamo a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 al più tardi”.

La premier parla di una “transizione giusta” in cui nessuno venga lasciato indietro. Ma per fare una transizione giusta bisogna sviluppare politiche energetiche che ci proiettino nel futuro tenendo conto del fabbisogno del Paese e non ripristinando con spregiudicatezza e senza limiti centrali a carboni, pozzi petroliferi e l’introduzione super dispendiosa del nucleare di vecchia generazione che farebbe fare fortuna solo ad imprenditori senza scrupoli.

La transizione giusta non deve lasciare nessuno indietro ma deve essere anche fatta. La premier dovrebbe seguire il consiglio del premio Nobel Giorgio Parisi che dice: “Sulla produzione di energia ogni Paese dovrebbe seguire la propria vocazione anche se mi pare insensato che la Germania punti sul solare e l’Italia che ha il sole guardi al nucleare” poiché “il nucleare di IV generazione”, ha osservato Parisi, potrebbe risolvere il problema delle scorie nucleari “ma c’è solo un prototipo nel mondo” di impianto nucleare di ultima generazione “e quindi, prima di capire se sarà affidabile, ci vorrà molto tempo”.

Il premio Nobel infine dice che bisogna “sfruttare al meglio la geotermia di cui l’Italia è ricca”.

“Trascurare la geotermia in Italia è un peccato, noi ne abbiamo tanta a differenza di altri paesi che hanno pochi vulcani e vulcanelli”. Parisi dice di “puntare maggiormente sul risparmio energetico, per esempio isolando al meglio le finestre degli edifici, evitando sprechi di energia”.

Insomma, una transizione come si deve può e deve essere fatta non lasciando indietro nessuno. Ma per fare ciò, la ricerca di nuove fonti di energia deve essere fatta seguendo l’interesse del Paese e non quella di imprenditori menefreghisti e spregiudicati che hanno già contribuito in gran parte a distruggere il mondo mettendo in pericolo la nostra esistenza.

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