Il Coronavirus ha piegato anche la maggioranza populista italiana, il voto al Parlamento Europeo ha associato nuovamente i partiti del primo Governo Conte nel voto negativo alle possibili misure che verranno varate dalla Commissione nella prossima settimana.
Lacerato il movimento cinquestelle, divise le opposizioni di destra con Forza Italia determinata a mantenere una posizione europeista e influenzata dalla prevalente posizione cristiano democratica centrista che in Europa è rappresentata dal Partito di Angela Merkel.
La fase politica post Corona è cominciata e non poteva altro che essere così, scartata l’improbabile ipotesi dell’Unità Nazionale che era una misura che si poteva adottare per ragioni di emergenza nazionale durante le settimane più difficile della battaglia contro l’epidemia oggi si sono aperti fronti e crepe evidenti nei due fronti contrapposti e all’interno degli stessi partiti che li compongono a partire dalla Lega di Salvini dove si è mosso con una linea di evidente stampo europeo l’ex luogotenente bossiano Giorgetti quanto lo stesso Zaia che più che a Milano sembra riferire il suo sguardo ed il suo orizzonte alla Baviera, certamente non più al Capitano che sta smarrendo la rotta.
Il segnale che può essere possibile in attesa della Presidenza della Repubblica assegnata ad una personalità di rilevo nazionale ed internazionale ( l’ex Presidente della BCE Draghi appare oggi la figura che gode di maggior gradimento) è che una nuova maggioranza politica possa anche accettare di esser guidata dal travicello Conte che è passato dal tentativo di conquistare la scena ricavando ispirazione dalle ore più “buie” del passato churchilliano al patetico refrain di riproporsi come baluardo degli interessi italiani in Europa ingaggiando un corpo a corpo senza che l’avversario presupposto muovesse un dito, ora che si è rimesso in una posizione più adeguata accetta di buon grado di rivedersi in una versione Ter che lo farà assomigliare più che a Churchill a Badoglio ma che avrà il compito di traghettare il paese per un periodo breve nel quale si dovranno mettere basi ad una nuova soluzione in linea con il main-stream europeo che necessariamente, esattamente come fu nel dopoguerra in Europa, dovrà essere posizionato attorno ad un blocco centrista.
Così si intende lo spazio riservatogli dal Giornale della Famiglia Berlusconi, che in questi mesi non ha certo risparmiato critiche al suo operato, e tuttavia si trova a rivedere la propria posizione in vista di un possibile e probabile sostegno dell’ala moderata di centro legata a Forza Italia e che attorno a Conte già si stava formando.
Il Populismo non poteva essere una risposta ai problemi italiani; la pandemia ha accelerato processi che inevitabilmente non potevano che produrre uno smarrimento. Il populismo non ha soluzioni politiche alternative praticabili come si è visto nel maldestro tentativo di ingaggiare un duello sterile con le Istituzioni europee.
L’Italia, ha avuto paradossalmente la fortuna di essere colpita per prima dalla pandemia essendo la nazione in Europa maggiormente esposta ai venti autoritari e populisti che sono stati con calma attutiti e messi in condizione di non nuocere. L’urto della crisi ha diviso il fronte nazional-populista ed ha rinsaldato una prospettiva di coerente, non acritico, europeismo.
Ci sarà tempo di parlare anche della sinistra, quel che è evidente, l’illusione di determinare una centralità politica nello schieramento italiano della sola parte post-comunista dopo trent’anni è posta dinnanzi alla prova dei fatti.
La Sinistra rimane divisa e minoritaria.
Questo apre spazi per tutti, richiama tutte le aree all’obbligo di responsabilità e di azione politica.
Dovrebbe e potrebbe essere anche il compito dei socialisti.