Restando a casa a causa di questa difficile situazione che viviamo ho potuto rivedere un grande film, che alterna il tono drammatico a quello della commedia, interpretato tra l’altro da due mitici attori quali sono stati Spencer Tracy e Katherine Hepburn. Questa pellicola nel 1998 è stata valutata uno dei film migliori del cinema statunitense di tutti i tempi.
Mi riferisco ad un film commedia del 1967 che si intitola “Indovina chi viene a cena?” e tratta in modo leggero e sublime la storia di Joanna “Joey” Drayton, una ragazza bianca americana, cresciuta in un’agiata famiglia liberale di San Francisco, che si innamora di John Prentice, uno stimato e brillante medico di colore afroamericano conosciuto dieci giorni prima alle Hawaii.
I due decidono quasi immediatamente di sposarsi e vanno a San Francisco, dove Joey intende presentare il fidanzato ai propri genitori, il padre Matt e la madre Christina, prima che questi riparta la sera stessa per New York, e poi per Ginevra, dove lo attende un impegno di lavoro e dove hanno previsto di convolare a nozze.
Joey vorrebbe seguire subito il suo adorato John, ma lui esige prima l’incondizionata approvazione dei genitori di lei al loro matrimonio. Christina, sensibile dalla sincerità dell’unione, si convince per l’entusiasmo della figlia, ma Matt, troppo preoccupato per le difficoltà cui la coppia andrebbe incontro in un’America ancora alle prese con un razzismo radicato profondamente e codificato da leggi discriminanti, non è propenso a dare la sua benedizione e il suo consenso.
La situazione si complica allorché, invitati da Joey, i genitori di John – i quali anch’essi ignorano che la ragazza sia bianca – vengono a cena dai Drayton per conoscere lei e sua famiglia. Mentre le rispettive madri sono d’accordo per l’unione dei due giovani, i padri invece non sono assolutamente propensi.
Così John si ribella al padre rivelandogli il suo amore che va ben oltre il colore della pelle. Joey, però, è ancora all’oscuro di tutto e, sicura dell’approvazione dei genitori, si prepara a fare le valigie per quello che per lei sarà un sicuro matrimonio. Alla fine Matt Drayton dopo una riflessione molto sofferta riunirà tutti dichiarandosi favorevole senza più nessuna riserva, poiché afferma una cosa che potrebbe apparire semplice e banale e ciò che l’amore è ben più importante della diversità della pelle.
Un film perfetto che offre una memorabile recitazione in cui il regista Stanley Kramer ebbe l’abilità di descrivere in un affresco sublime una vicenda privata denunciando con coraggio il grave pregiudizio razziale che dominava l’intera società americana non solo tra i conservatori ma anche negli ambienti progressisti. Di riflesso anche gli americani di colore erano per lo più conformisti e accettavano di buon grado di non integrarsi, anzi, ritenevano questa fatto scontato e una cosa ormai consolidata e immodificabile .
Alla fine in questa opera cinematografica prevale la dimensione romantica della forza dell’amore in attesa che il processo di integrazione facesse passi in avanti e che le lotte per la parità tra tutti gli uomini prevalesse sul pregiudizio e la discriminazione.