Home Attualità In Bulgaria perdono i conservatori e vincono i populisti

In Bulgaria perdono i conservatori e vincono i populisti

by Rosario Sorace

Il vento comincia a soffiare in senso contrario per i conservatori europei e a confermare tutto ciò vi è anche il risultato della formazione di destra Gerb che è passata dal 33% del 2017 al 26% dell’ultima consultazione elettorale. Il voto è stato fortemente condizionato da alcuni fatti di corruzione e dalla crescita di un partito di matrice populista.

‘C’è un popolo come questo’ che ha ottenuto il 18% dei consensi. Comunque nessuna dei partiti che ha superato la soglia di sbarramento si è mostrato disponibile a fare parte della coalizione col premier uscente Boyco Borissov, che si è affermato come primo partito del Paese per la quinta volta consecutiva.

Nelle passate elezioni era sempre riuscito a formare una maggioranza che gli consentiva di formare un governo, mentre questa volta per il partito conservatore è davvero tutto più difficile e complicato. E’ impossibile poiché Borissov ha perso ben 7 punti percentuali e a confermare questo stato di cose vi è l’atteggiamento assunto dal premier uscente che per tutta la campagna elettorale e anche adesso non si è presentato di persona in pubblico.

Soltanto un video messaggio è stato lanciato da Borissov in cui si appella a tutte le forze politiche nel nuovo Parlamento a lavorare insieme per la formazione di un governo di esperti. “Si assumano la responsabilità per poter andare avanti”, ha affermato Borissov che ormai è al governo da quasi dieci anni e che per giunta si pensa abbia la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un momento decisivo per la sua carriera politica.

Oggi tutte le altre formazioni politiche che hanno superato lo sbarramento del 4% si dicono indisponibili ad coalizione con il Gerb ma come ben si sa in politica, mai dire mai. In particolare il partito populista “C’è un popolo” guidato dallo showman televisivo Slavi Trifonov che in modo clamoroso si è piazzato al secondo posto con quasi il 18% dei voti e che polarizza attorno a sé il voto di protesta dei bulgari, che manifestano sdegno e sconcerto per la corruzione dilagante e i metodi di governo ritenuti “mafiosi” di Borissov.

Infatti per tanti mesi, specie lo scorso anno, migliaia di persone hanno contestato il governo con manifestazioni sia a Sofia che in altre città. Lo stesso Trifonov non è mai apparso di persona in pubblico durante la campagna elettorale e ha condotto la campagna elettorale sul suo canale 7/8 Tv.

Ieri sera dopo i primi exit poll che indicavano il suo clamoroso successo, ha affermato in un breve messaggio sui social che “teme di essere malato di Covid” e che con questo voto “la gente ha ottenuto quello che voleva”. La terza formazione politica è stata quella di ispirazione socialista Bsp, che naturalmente ha rappresentato storicamente il principale e tradizionale avversario del Gerb, e tale parte partito ha ottenuto solo il 15% dei voti, che è un minimo storico, e che ha condotto alle dimissioni in blocco della direzione, tranne la presidente del partito Kornelia Ninova.

“Rimango al mio posto – ha detto – perché ci aspettano giorni estremamente importanti e il partito non può essere lasciato alla deriva”. Poi le altre formazioni che entrano nel parlamento di Sofia sono il partito della minoranza turca Dps dato al 9,98%, il partito Bulgaria democratica (destra) indicato al 9,54% e il partito “In piedi” dell’ex difensore civico Maya Manolova (indipendente) che ottiene il 4,81%.

Con questa eccessiva frammentazione politica il tentativo di formare un nuovo governo è veramente un enigmatico rebus. Tutti escludono una larga coalizione sul modello tedesco guidato da Angela Merkel, e anche l’ipotesi di un governo di minoranza o di esperti viene reputato dagli osservatori politici molto complicato.

Allora si affaccia l’ipotesi estrema di nuove elezioni o quella più probabile un governo tecnico di transizione nominato dal presidente Rumen Radev che alla resa dei conti si è rafforzato elettoralmente. Appunto Radev è il grande avversario della linea politica del premier Borissov e si era schierato al fianco dei manifestanti antigovernativi nei mesi scorsi.

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