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Il terziario a rischio ecatombe

by Rosario Sorace

I numeri previsti tracciano una possibile ecatombe per le imprese al commercio e dei servizi con probabili 270 mila chiusure a causa delle drammatiche condizioni economiche che si stanno attraversando.

È l’Ufficio studi di Confcommercio che lancia un disperato grido d’allarme per il terziario legato all’economia di mercato. Una caduta dei consumi sui rischi che corre il comparto della nostra economia che risulta essere, secondo lo studio,”una stima prudenziale che potrebbe essere anche più elevata perché, oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività, va considerato anche il rischio, molto probabile, dell’azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell’elevata incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali che, per alcune imprese, arriva a sfiorare il 54%. Un rischio che incombe anche sulle imprese dei settori non sottoposti a lockdown”.

Lo stato di sofferenza è davvero rilevante e si spiega nel rapporto che “su un totale di oltre 2,7 milioni di imprese del commercio al dettaglio non alimentare, dell’ingrosso e dei servizi quasi il 10% è, dunque, soggetto ad una potenziale chiusura definitiva.

I settori più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (-45 mila imprese).

Per quanto riguarda la dimensione aziendale, il segmento più colpito sarebbe quello delle micro imprese – con 1 solo addetto e senza dipendenti – per le quali basterebbe solo una riduzione del 10% dei ricavi per determinarne la cessazione dell’attività”.

Il drammatico report dei commercianti si conclude con una fosca mortalità delle imprese “superiore al normale per tener conto del deterioramento del contesto economico, degli effetti della sospensione più o meno prolungata dell’attività, della maggiore presenza di ditte individuali all’interno di ciascun settore e del crollo dei consumi delle famiglie”. Si attende il decreto rilancio per ridare una boccata d’ossigeno per un comparto che, ora come ora, è in profondo rosso.

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