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Il Qatargate si sposta in Italia

Società milanese indagata per aver riciclato tangenti del Qatar

by Redazione

Di Ginevra Lestingi e Romano Franco

Mercoledì i giornalisti hanno lavorato senza sosta per cercare di carpire informazioni dal Pm, dopo che l’inchiesta del Qatargate si è trasferita di “Diritto” a Milano.

I funzionari italiani hanno avviato la propria indagine per verificare se una società di Milano, Equality Consultancy, abbia contribuito a riciclare le tangenti del Qatar per i legislatori dell’UE. Infatti, giovedì, tre giudici milanesi dovranno decidere se estradare in Belgio la fondatrice dello studio, Monica Bellini.

Ma prima, i funzionari locali vogliono vedere le ultime prove dal Belgio.

I pubblici ministeri belgi hanno nel mirino sia Equality che Bellini da settimane. Bellini ha lavorato come contabile per l’ex eurodeputato italiano Pier Antonio Panzeri, la presunta mente di una rete di denaro contante al Parlamento che lavora per conto del Marocco e del Qatar. E il suo studio, Equality Consultancy, era invischiato in una rete di figure ora al centro del cosiddetto scandalo Qatargate.

Bellini, scrivono gli inquirenti belgi in un mandato di arresto europeo, “ha svolto un ruolo importante nella restituzione del contante proveniente dal Qatar creando… una ditta che potesse dare un aspetto legale al flusso di contante”.

Ora, anche le autorità italiane stanno esplorando separatamente queste connessioni, una prima volta.

È una svolta destinata a riportare l’attenzione su Bellini e sui collegamenti tra il suo lavoro in Italia e le presunte tangenti infiltrate nel Parlamento dell’UE, una relazione che rimane opaca. Il risultato potrebbe essere l’aggiunta di dettagli su come, esattamente, si è verificato il Qatargate.

Da Milano a Bruxelles

Il lavoro di Bellini con Equality Consultancy è avvolto nel mistero.

I registri pubblici e le comunicazioni interne ritraggono un’azienda che ha vissuto solo per breve tempo, muovendosi rapidamente per diffondersi a livello internazionale e creare collegamenti politici, con solo un successo fugace.

Equality Consultancy è iniziata nel 2018, quando Bellini ha fondato l’azienda in Italia con Stefano e Luciano Giorgi, secondo diversi resoconti dei media.

Il raggruppamento l’ha inserita in una famiglia che sarebbe diventata vicina all’indagine sulla corruzione dell’UE. Stefano Giorgi è il fratello minore dell’ex assistente di Panzeri Francesco Giorgi, che le autorità belghe considerano un attore chiave nella presunta rete di corruzione del Qatar, mentre Luciano Giorgi è il loro padre.

L’azienda è cresciuta rapidamente.

Nel 2019 Equality Consultancy ha registrato un fatturato annuo di 240.000 euro e utili pari a 102.500 euro. Nello stesso anno, l’azienda ha intrapreso passi vacillanti per stabilire una presenza a Bruxelles.

Secondo una persona a conoscenza dei piani, nel 2019 l’organizzazione ha affittato uno spazio ufficio presso SilverSquare, uno spazio di co-working in Square de Meeûs, nel cuore del distretto di consulenza della città.

Con un punto d’appoggio locale, Equality ha iniziato a stabilire connessioni.

Equality, per ragioni poco chiare, ha anche istituito la “EQuality consultancy OÜ” nella capitale estone di Tallinn nel 2018, secondo il registro pubblico del Paese. Ma la società è rimasta inattiva fino alla liquidazione dell’avamposto nell’estate del 2019.

Da allora le autorità belghe hanno accusato Francesco Giorgi di corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione a un’organizzazione criminale.

Attualmente è uscito di prigione con un braccialetto elettronico alla caviglia, in attesa di processo. Panzeri, il suo ex capo, ha confessato di aver gestito un giro di corruzione per avere il patteggiamento.

La società finita sotto inchiesta è scomparsa lasciando un alone di mistero. Nel 2020, le entrate sono scese a 81.000 euro, portando a una perdita di 51.000 euro per l’anno, secondo i documenti interni.

I proprietari dell’azienda hanno incolpato la pandemia.

“I nostri affari con uno dei nostri principali clienti sono stati annullati e i servizi sono stati congelati fino a settembre”, ha scritto Bellini in un rapporto interno. Entro il 2021, la società aveva chiuso in Italia, secondo i registri pubblici.

Ora la palla avvelenata è passata ai giudici di Milano.

A gennaio, un giudice locale ha rinviato la decisione sull’estradizione di Bellini. Il ragionamento, in sostanza, era che le autorità locali volevano vedere più prove dai belgi, secondo un documento visionato dal quotidiano italiano La Repubblica.

Giovedì, il pubblico avrà un’indicazione se le autorità italiane sono soddisfatte di ciò che hanno – o non hanno – visto.

E alla fine di mercoledì, il procuratore locale ha detto che gli ultimi documenti dovevano ancora arrivare.

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