Home Attualità I parlamentari prenderanno il vitalizio anche senza 4 anni e sei mesi di contributi

I parlamentari prenderanno il vitalizio anche senza 4 anni e sei mesi di contributi

by Rosario Sorace

Il diritto ad una pensione di parlamentare non deve essere negato a nessuno. E così, tirano un sospiro di sollievo i parlamentari al loro primo mandato in virtù del combinato disposto di due sentenze che sono state emesse dagli organismi interni della Camera e del Senato.

Infatti, anche nel caso di elezioni anticipate, è assicurata la pensione anche a coloro che non hanno maturato i requisiti previsti dai regolamenti di 4 anni e sei mesi di contribuzione.

In questo caso basterà versare 3 mila euro al mese come contribuzione volontaria e la platea di questi beneficiari è abbastanza ampia, il 68 per cento dei deputati e il 73 per cento dei senatori.

Quindi, se la legislatura dovesse finire prematuramente nulla importa poiché la pensione la prenderanno in ogni caso anche se non è stato maturato il periodo dei 4 anni e sei mesi di mandato.

I deputati e i senatori potranno riscattare i mesi mancanti alla data del 24 settembre 2022, quando fino a ieri, per le regole delle due Camere, si maturava il diritto al vitalizio appena compiuti i 65 anni.

La cifra complessivamente richiesta per tale “riscatto” si computa in circa 30mila euro da oggi sino alla data prevista. Si tratta di una cifra sopportabile, tenuto conto degli stipendi dei parlamentari e anche dell’assegno di fine mandato che è l’equivalente del Tfr pari all’80% dell’indennità per ogni anno (o frazione “non inferiore ai sei mesi”) e che sostanzialmente dovrebbe salire ad una cifra di circa 40-50mila euro.

La “resistenza sulla poltrona” non diventa più l’ultima trincea, se si dovesse arrivare ad una crisi di governo mettendo fine prematuramente alla legislatura, e anche il semplice accenno allo scioglimento delle camere non viene visto con angoscia(sic!).

Ormai la pensione è praticamente sicura e sarà una bella consolazione, perché la maggior parte degli attuali parlamentari vive l’incertezza di essere rieletto nella prossima legislatura per la riduzione dei posti a disposizione.

Il ricorso accolto è stato presentato da un nugolo di ex parlamentari tra cui spiccava Augusto Minzolini. In un primo momento questa richiesta è stata respinta, poi invece, è stata accolta dall’insindacabile Commissione di Garanzia di Palazzo Madama, ad aprire la breccia per tutti.

Infatti, l’ex direttore del Tg1, e attuale direttore del Giornale, si era dimesso a seguito della condanna per peculato nel marzo del 2017 dopo aver svolto il mandato parlamentare per 4 anni e 2 mesi. Che avrebbe perso ogni diritto al vitalizio senatoriale.

In tal senso, Minzolini e gli altri, fecero ricorso al “tribunalino interno” del Senato, organo insindacabile governato e regolato dall’autodichia, in questa sede si sono associati i senatori Bartolomeo Amidei (ex Forza Italia) e Laura Fasiolo (ex Pd) che non avevano ottenuto la pensione perché erano stati proclamati quando a legislatura era già iniziata.

La sentenza in questione stabilisce che chi non ha maturato i requisiti temporali potrà trovare la scappatoia di versare le mensilità mancanti.

Nel caso, dovrà farsi carico sia dei versamenti ordinari a carico del parlamentare, pari al 25%, sia di quelli normalmente a carico dell’amministrazione che sono pari al restante 65 per cento.

“Abbiamo deciso così perché non ci siano oneri per la finanza pubblica, in tutto saranno 2.500-3mila euro al mese”, conferma il presidente della suddetta commissione Vitali.

“Non so quanti si stiano facendo in conti – prosegue – né quanti potranno usufruire di questa possibilità, ma di sicuro l’amministrazione si è adeguata alla sentenza del consiglio di garanzia perché le sue pronunce sono inoppugnabili”.

Mentre al Senato per accedere alla contribuzione volontaria serve almeno un anno di mandato e, quindi, di versamenti, alla Camera bastano soltanto sei mesi.

La pronuncia che è stata emessa a Palazzo Madama si richiama a quella sentenza emessa un anno fa dal Consiglio di giurisdizione della Camera dei Deputati e tale organo era stato coinvolto da una decina di ricorsi in cui si lamentava la perdita della contribuzione versata durante il mandato.

Proprio nel mese di ottobre del 2019, l’organo interno si era pronunciato in favore del riscatto, stabilendo per i deputati sei mesi come soglia. I colleghi del Senato sono stati più rigorosi e rifacendosi al regolamento del Parlamento europeo hanno posto un anno di mandato come limite minimo.

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