E’ una giornata memorabile per gli strenui difensori dell’eutanasia, o suicidio assistito. L’associazione Luca Coscioni diffonde le parole di Mario, primo malato in Italia ad aver ottenuto il via libera per il suicidio assistito.
Nonostante la morte di una persona sia sempre una tragedia in alcuni casi però può avere l’aspetto di una vera e propria liberazione.
“Mi sento più leggero – dice Mario – mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni. Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno – dice in un video – può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni”, e “condannarmi a una vita di torture. Si mettano da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza, ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore dei malati”.
Il povero Mario, 43 anni, è paralizzato dalle spalle ai piedi da 11 anni a causa di un incidente stradale. La sua richiesta incessante di porre fine alle sue sofferenze e di accedere legalmente all’eutanasia è stata finalmente accolta.
Mario e l’Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche (ASUR) mettono in pratica per la prima volta la sentenza della Corte Costituzionale n.242/2019 che ha giudicato non punibili le persone che aiutano un paziente che ricorre al suicidio assistito.
I requisiti per avere l’ok al suicidio assistito sono:
Patologia irreversibile, grave sofferenza fisica o psicologica, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di prendere decisioni libere e consapevoli. Oltre appurare che la volontà dell’interessato sia stata manifestata in modo chiaro e univoco, compatibilmente con quanto consentito dalle sue condizioni e che il paziente sia stato adeguatamente informato sia sulle sue condizioni, sia sulle possibili soluzioni alternative, come l’accesso alle cure palliative ed, eventualmente, alla sedazione profonda continua (L.219/17).
“Quello di Mario, primo malato ad aver ottenuto il via libera al suicidio medicalmente assistito in Italia, è un “calvario dovuto allo scaricabarile istituzionale” riferisce Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
“Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito – prosegue Cappato – nessun malato ha finora potuto beneficiarne, in quanto il Servizio Sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure. Mario sta comunque andando avanti grazie ai tribunali, rendendo così evidente lo scaricabarile in atto. Dopo aver smosso l’Azienda Sanitaria locale che si rifiutava di avviare l’iter, ora è stata la volta del Comitato Etico. Manca ora la definizione del processo di somministrazione del farmaco eutanasico”.
“Il tortuoso percorso è anche dovuto alla paralisi del Parlamento, che ancora dopo tre anni dalla richiesta della Corte costituzionale non riesce a votare nemmeno una legge che definisca le procedure di applicazione della sentenza della Corte stessa. Il risultato di questo scaricabarile istituzionale è che persone come Mario sono costrette a sostenere persino un calvario giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione”. “È possibile – conclude Cappato – che la decisione del Comitato etico consentirà presto a Mario di ottenere ciò che chiede da 14 mesi. Ma è certo che per avere regole chiare che vadano oltre la questione dell’aiuto al suicidio e regolino l’eutanasia in senso più ampio- conclude – sarà necessario l’intervento del popolo italiano, con il referendum che depenalizza parzialmente il reato di omicidio del consenziente”.
Buon ultimo viaggio Mario. Quando la libertà altrui non viene in alcun modo minata non vi è alcuna ragione di precludere il diritto di prendere una decisione, giusta o sbagliata che sia. Avanti, con coraggio Mario.