Di Luca Cefisi
Avendo qualche esperienza di incontri a livello di governo (come responsabile esteri e segretario particolare, cioè da portaborse fiero del suo ruolo), osservo qui che lo Scandalo del Divano di Ankara non è tanto una questione di misoginia e maschilismo, perché sarebbe avvenuto anche nel caso che il presidente della Commissione fosse stato un uomo.
Diciamo innanzitutto che c’è stato un fallimento del protocollo: e il protocollo non è un inutile bizantinismo, ma un metodo per evitare problemi; se li crea, qualcosa certo non va. E la VdL in piedi che si aggira perplessa davanti a Michel e Erdogan è un problema: l’effetto è stato pessimo e andava evitato.
Il diavolo è nei dettagli, e il dettaglio cruciale è nell’arredamento della sala: le due sedie separate per Michel e Erdogan si potevano benissimo evitare, non essendo peraltro utili ed efficienti per una riunione di lavoro, come sono assurdi i due lunghi divani, atti a ospitare delegazioni numerose, per sistemare la sola Von der Leyen e il solo ministro degli esteri turco.
La logica turca è stata di esaltare il faccia a faccia tra Capi, mentre ci voleva un tavolo piccolo da 4, o due divani corti con tavolinetto in mezzo: quando le delegazioni sono così ristrette, è inteso che tutti i partecipanti sono comunque di livello adeguato da potersi sedere insieme, e la differenza gerarchica non è tale da prevalere sulla praticità; inoltre la UE non ha una struttura verticale, ma sui generis, la presidente della Commissione non è esattamente subordinata al Presidente del Consiglio Europeo, essendo entrambi “apici” di una struttura complessa e unica nel suo genere, è vero che Michel ha la rappresentanza politica, ma non vi è tra i due la subordinazione lineare che c’è tra Erdogan e il suo ministro.
Peraltro, sbaglia chi dice che Michel doveva alzarsi per dare la sedia a Von der Leyen, perché le prerogative non si cedono per galanteria, doveva però togliere dall’imbarazzo la collega chiedendo un’altra sedia (poi non si sarebbe saputo cosa fare del povero ministro turco, ma sarebbe stato affare di Erdogan invitarlo bonariamente oppure tenerlo laggiù).
Rimane il sospetto che vedo espresso oggi dalla Bonino: che Erdogan non fosse distratto, ma abbia voluto appositamente far risaltare una certa minorità della Commissione rispetto al Consiglio, cioè della UE rispetto agli Stati. Michel, che se ne sia reso conto o no, ha tacitamente confermato che sì, in effetti, come si usa dire nei corridoi a Bruxelles, la presidente della Commissione è in fondo soltanto una super-funzionaria, cioè che l’Unione Europea esiste solo come somma dei suoi Stati, non essendoci una Costituzione europea, né un vero governo europeo quindi.
Il fastidio che ci provoca quella foto, se ci pensiamo meglio, nasce da una circostanza malaugurata che ha posto in luce un problema reale. Se Erdogan l’ha fatto apposta, è un geniale bastardo.