La Camera ha votato la fiducia su dl di Agosto, già approvato dal Senato, con 294 sì, 217 no e 2 astenuti.Il via libera definitivo al provvedimento, nel testo identico a quello licenziato dal Senato, va convertito in legge entro domani.
Il provvedimento vale 25 miliardi in termini di indebitamento e contiene diverse misure, anche di proroga, a sostegno dei settori economici e sociali colpiti dalla crisi legata all’emergenza Covid.
Il decreto legge completa un pacchetto da quasi 100 miliardi. Il provvedimento prevede aiuti legati all’emergenza sanitaria, economica, sulla scuola e sul voto elettorale referendario (costato oltre 500 milioni di Euro).
L’intervento dei deputati
Il deputato della Lega Claudio Borghi, che definisce il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri “un ignorante, perché era uno che pensava di affrontare un lockdown, quindi una chiusura di tutte le attività produttive, con 3,6 miliardi. Perché? Perché aveva il terrore di sforare il 3 per cento, e quindi erano solo quei 3,6 miliardi che si potevano fare. Fortunatamente per lui, è arrivata la Francia e hanno detto: ‘forse abbiamo bisogno anche noi, e quindi ecco che, non grazie certo a lui, è saltato il Patto di stabilità e crescita. Abbiamo 115 articoli, per cento pagine, 100 miliardi cumulati di debito (25 miliardi in questo decreto). Abbiamo ventotto decreti attuativi necessari, secondo le indicazioni, le previsioni della Corte dei conti, di cui diciotto non hanno una scadenza”.
“Questo che significa? Significa che le risorse sono bloccate e che questo decreto è inefficiente, esattamente come sono stati inefficienti gli altri, perché i decreti attuativi necessari per trasformare le vostre idee in fatti compiuti e accessibili alla società italiana sono 225 decreti attuativi, di cui 181 ancora mancano – sottolinea Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia – Voi non avete messo in campo gli strumenti operativi per consentire agli italiani di uscire fuori da questa crisi. Non lo avete fatto e non lo sapete fare, perché questo è il problema significativo”.
Critica arricchita dal deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, Giorgio Mulè: “È la trentesima volta che voto “NO” a un governo che chiede la fiducia calpestando i diritti del Parlamento e dei rappresentanti del popolo. Chiedere la fiducia per trenta volte da quando si è insediato il governo Conte significa spalancare le porte alla fine del diritto parlamentare in questo Paese. I provvedimenti arrivano blindati, senza alcuna possibilità di modifica, nonostante siano farciti di populismo e demagogia oltre che di obbrobri giuridici. Ma va così da quando al governo ci sono i 5stelle e il premier non eletto a Palazzo Chigi. Pur non di meno, la battaglia continua quotidianamente su ogni singola questione che ci è concesso di dibattere. Comincerò a farlo già oggi pomeriggio chiedendo al governo delle fiducie di accogliere un ordine del giorno e impegnarsi affinchè nella Liguria di Ponente siano garantiti i rimborsi come a chi subisce danni dopo un terremoto”.
Ma dalla maggioranza arriva la difesa di Enrico Borghi, menbro della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, che intervenendo in Aula ha detto: ”Il Partito democratico vota a favore per tre ordini di ragioni. Di merito, perché sappiamo che il Paese sta soffrendo e vanno date le risposte che i cittadini si aspettano: dalla proroga della Naspi e delle scadenze fiscali, allo stop ai licenziamenti. Politiche, perché un governo in un Paese in emergenza per la pandemia e le alluvioni, in una fase delicata di trattativa con l’Ue, deve esserci e operare con urgenza ed è un comportamento irresponsabile quello di coloro che continuano con la retorica della richiesta delle elezioni anticipate. Di sistema, perché questo decreto può essere l’anello di congiunzione fra una prima fase di ricorso all’indebitamento per permettere all’Italia di rimanere in piedi e la seconda che ci deve vedere impegnati nella ricostruzione, dopo il più grande shock economico e sociale dagli anni del Dopoguerra”.
“Entriamo in una fase delicata -ha aggiunto il deputato dem- in cui il Parlamento affronterà il tema della Nadef, poi ci sarà la Legge di Bilancio. Abbiamo l’attivazione dello Sure, l’impiego del Recovery Fund, la discussione sul Mes, il capitolo dell’autonomia differenziata. Insomma, si apre una nuova stagione dove il Partito democratico non si sottrarrà alle sue responsabilità per il bene del Paese. Sappiamo bene che letture monocamerali e decreti a raffica non aiutano, ma le Istituzioni vanno rafforzate e non indebolite. Per questo, dopo l’esito del referendum sulla riduzione dei parlamentari, abbiamo presentato un pacchetto di riforme organiche per differenziare i ruoli di Camera e Senato. Oggi non serve solo il pieno coinvolgimento del Parlamento, ma ascoltare il Parlamento nel rispetto del suo ruolo fondamentale. Come avvenne nel dicembre del 1978, quando per iniziativa parlamentare venne riformata la sanità con l’introduzione del Servizio Sanitario Nazionale. Occorre recuperare quello spirito -ha concluso Borghi- con il reciproco ascolto”.
Dopo la propaganda inutile di Enrico Borghi, del governo e dell’operato del Pd, sono doverose alcune considerazioni:
l’operato di Gualtieri, come quello di tutto l’esecutivo, può essere sicuramente discutibile, anche se è la prima volta che un ministro dell’Economia si trova ad affrontare i costi di una pandemia così infima, ma, come al solito, dall’infantile centrodestra arrivano solo critiche sterili, quasi volessero evincere la loro aridità di contenuti e d’idee.