Il ventennale della morte di Bettino Craxi come punto da cui partire per il ritorno di una forte cultura socialista in Italia. In questi giorni ad Hammamet, si celebra l’anniversario della scomparsa dell’ex leader socialista e, raggiunto dall’Agi, il figlio Bobo azzarda un paragone impegnativo: “Alle prime elezioni nazionali del 1946, dopo un ventennio di dittatura fascista, il Partito socialista prese più voti del Partito comunista, nonostante quest’ultimo fosse molto più strutturato e presente sul territorio. Nenni disse che era merito di molti compagni che, durante il fascismo, magari non erano entrati in clandestinità ma con il loro esempio si erano opposti quotidianamente al regime. Oggi, in una condizione non dissimile, chi ha vissuto questi anni sopportando la seconda e terza Repubblica, ha il compito di replicare quell’esempio. Non è un’esigenza dei socialisti ma coincide con gli interessi generali del paese”.
Bobo, scrive l’Agi, oggi milita nel Psi, piccolo partito di sinistra che ha ripreso il nome di quello che fu il Partito socialista italiano. Il figlio di Craxi si definisce un semplice “iscritto”, visto che non è “piu’ attivo come un tempo”. Sua sorella Stefania ha invece scelto Forza Italia e il centrodestra. Chi e’ dalla parte giusta? “In Italia — spiega Bobo — inizialmente i Ds occuparono lo spazio politico dei socialisti, mentre Forza Italia conquistò i loro voti. Oggi queste due esperienze sono giunte al capolinea e quindi penso che sia naturale, per qualsiasi socialista collocato a destra, riflettere. Sarebbe necessario, anche alla luce di quella che è diventata la nuova destra sovranista, che Stefania ritornasse nelle file socialiste, sarebbe bello che si impegnasse a ricostruire quello che è possibile ricostruire. Valuto come un fatto necessario riconsiderare queste scelte”.
Quando Bettino Craxi lasciò l’Italia per la Tunisia, Bobo lo seguì. “Gli anni dell’esilio — sottolinea — gli sono stato accanto e ho sentito forte la sua vicinanza. Dispensava consigli di vita paterni, cosa che per tanti anni magari non aveva potuto fare. Quella tragica vicenda paradossalmente mi ha riconsegnato una figura paterna, anche se ormai ero un uomo. Ha cementato un rapporto che probabilmente non era mai stato così intenso. È il bene che ho tratto da quella vicenda, che ricordo con colori diversi: c’era molto buio ma anche tanto sole”.
Il figlio dell’ex leader socialista non ebbe alcun dubbio a lasciare tutto e partire: “Non ho scelto, è stato un ordine. Ero arruolato nel suo esercito che comunque era in rotta. Avevo una doppia funzione: il ruolo di figlio e poi di fatto divenni uno dei suoi collaboratori. Non avevo molte alternative. In Italia svolgevo un’attività politica e la sua caduta corrispose con la mia. Il mio piano di vita era saltato, non esitai, chiudemmo la casa e ci trasferimmo lì, non sapendo cosa sarebbe stato il nostro futuro”.
Nel 1999, però, Bobo tornò sulla scena: “Fui candidato nella lista dei socialisti democratici alle europee dopo 6-7 anni in cui avevo abbandonato la politica attiva. Due anni dopo, nel 2001, venni eletto nel collegio di Trapani, curiosamente il primo approdo italiano per chi arriva dalla Tunisia. Venni eletto per il Nuovo Psi, che avevo fondato con Gianni De Michelis e Claudio Martelli, con la lista della Casa delle libertà”.
Sul cambiamento della percezione della figura di Bettino Craxi in questi venti anni, secondo Bobo, “non bisogna generalizzare”. Perché “gli italiani avevano pareri diversi anche all’epoca di Mani pulite. Poi è vero che chi ha voluto riflettere, studiare, capire, magari si è fatto un’idea diversa di ciò che avvenne all’epoca”. In ogni caso “nessun errore politico di Craxi può giustificare quello che e’ avvenuto tra il ’92 e il ’94, eventi figli della fine della Guerra fredda. Si è seguita una strada di eliminazione politica, che ha dei moventi e dei mandanti molto chiari. L’arma giudiziaria è stata solo un mezzo”. E i mandanti sono individuabili nella “pressione nazional capitalistica e nel capitalismo internazionale”, che “intendevano impossessarsi di aziende e beni dello Stato”.
L’allora classe politica al governo “rifiutò di appoggiare questo disegno”, mentre “i comunisti si adattarono e si misero al servizio della svolta di Mani pulite”.
Un leader come Craxi, per Bobo, oggi non è però replicabile: “Per qualità e quantità penso che la politica odierna sia più veloce e i leader se li divori. È difficile fare il paragone con gli uomini del ‘900, siamo entrati in un’altra era”.
In ogni caso “la politica di oggi è peggiore, i conti economici e la percezione della realtà fanno sì che gli italiani siano più pessimisti. Ma è una malattia che pervade l’Occidente, non è merito o demerito di qualcuno. Una politica incerta, che non dà speranza, influisce sul giudizio”. La cosa che ha fatto piu’ piacere al figlio di Bettino, in questi anni, è “l’essere circondati da tanto affetto, sia quello che conoscevo sia quello che non immaginavo. Alcune persone vivono ancora quella vicenda con un sentimento e un trasporto che mi stupisce molto, perché sento che sono sinceri. Vivono quella storia come un’ingiustizia”. Invece “mi infastidisce vedere che c’è ancora un livore che non tiene conto della distanza del tempo. È come se fossimo ancora al potere, se lui fosse ancora vivo. Sono infastiditi dalla riabilitazione, come se questa producesse qualcosa”. In queste settimana la figura di Bettino Craxi è tornata prepotentemente alla ribalta, anche grazie al film “Hammamet“ di Gianni Amelio. Per Bobo “è stata una miccia che ha fatto scaturire un dibattito pubblico. Il film ha il dono di non dare delle risposte e obbliga a farti delle domande. L’interpretazione di Favino, poi, l’ho trovata in alcuni momenti particolarmente felice”. Il film, conclude il figlio dell’ex leader socialista, “ha delle cose che mi sono piaciute, altre che ho trovato meno convincenti, però c’è anche da dire che ero uno spettatore un po’ particolare. Pretendere che la storia venga soddisfatta in un paio di ore di cinema mi sembra un po’ troppo. Sono contento perché indirettamente è anche un successo di Craxi”.
= Craxi, Bobo: “Adesso lavoriamo per la rinascita socialista”

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