La crisi energetica continua a mietere vittime ad una velocità impressionante. Anche la provincia più ricca d’Italia, quella di Milano, con quasi 34mila euro di reddito pro-capite, registra un bilancio negativo.
Gli ultimi dati hanno evidenziato che molta gente a Milano non riesce a guadagnare abbastanza per vivere. Le utenze sono arrivate a prezzi inaccessibili e la gente non riesce davvero più ad arrivare alla fine del mese.
I numeri parlano di oltre 80mila nuove richieste di aiuto pervenute alla Caritas negli ultimi dodici mesi e 20mila sono le famiglie sovra indebitate, 90mila in tutta Italia.
Lo sfratto e le condizioni precarie colpiscono parecchie persone in Lombardia e nella provincia di Milano, secondo i dati diffusi dal progetto Arca e Caritas, si è passati dalle 105 famiglie assistite nel 2019 alle 273 dello scorso anno.
In due anni il ceto medio è arrivato sull’orlo della povertà. E quanto riferito in questi giorni nell’incontro “Povera Lombardia” dedicato alla povertà e all’emarginazione.
La Regione più industrializzata d’Europa è diventata sempre più povera. Ma mentre da una parte si piange dall’altra c’è chi ride, infatti, mentre gran parte della popolazione diventa più povera c’è una piccola parte che si arricchisce.
Sono aumentate le ricchezze dei più abbienti della società e nel milanese il 27,7 per cento del reddito prodotto è nelle mani del 2,4 per cento della popolazione.
Dai 90mila euro pro capite in zona Bastioni si passa ai 17mila euro pro capite in zone della città come Quarto Oggiaro e Roserio.
“La pandemia prima e la crisi economica adesso sono stati il detonatore che ha fatto esplodere situazioni di povertà che stanno coinvolgendo fasce sempre più ampie di popolazione” dice la vice presidente del consiglio regionale Francesca Brianza.
“Regione Lombardia ogni anno fa un ‘Piano di intervento’ che prevede risorse importanti ma non basta perché le persone in difficoltà non hanno solo necessità economiche. Hanno bisogno – evidenzia Brianza – in primo luogo, di essere reinserite nella società e nella loro comunità di riferimento, in primo luogo con un lavoro che restituisca loro la dignità e la prospettiva di un futuro”.
I più poveri sono i ragazzi che hanno un’età media di trent’anni, spesso anche più giovani. Ma la povertà non si limita solo al mezzo o alla casa. Si tratta prima di tutto di fragilità psicologica e la mancanza di un progetto e di un futuro.
Anche il mercato immobiliare è soggetto all’inflazione e le quotazioni delle strutture dal primo semestre 2021 a oggi ha visto infatti un’impennata del 5,4%, a fronte di una diminuzione del dato nazionale computabile al 6,2 per cento.
Milano non è assolutamente una città per poveri e per mantenere una famiglia sono necessari in media più di 3.000 euro al mese, 40.000 euro l’anno.
Facendo un calcolo approssimativo, tra i 34.000 di reddito e i 40.000 di spesa, un cittadino milanese con il suo stipendio riesce a sopravvivere fino al decimo mese registrando un passivo di oltre 6.000 euro l’anno.