Redatto da Fatto a Latina
Agli abitanti di Latina non gliene frega nulla di intestare un parco al fratello del Duce. Sono stufi di questa amalgama reducista provincialotta.
Bobo Craxi entra nell’incredibile dibattito alimentato dallo scivolone del sottosegretario Claudio Durigon della Lega che vuole dare ai giardinetti di Latina, oggi intitolati a Falcone e Borsellino, il nome di Arnaldo Mussolini, il fratello del dittatore morto nel 1931 un anno prima della nascita di Latina.
Una discussione in cui i luoghi comuni si sono ammucchiati come i rifiuti di Roma a Malagrotta. Tv e giornali in pellegrinaggio a Latina a vedere i suoi abitanti in camicia nera salutarsi romanamente, il sabato saltare tutti il cerchio di fuoco a petto nudo. Addirittura troupe televisive andare a Santa Fecitola, la zona di Latina dove vive Durigon, per vedere se gli “indigeni” avessero tre narici.
Meraviglia delle meraviglie hanno trovato gente normale, che lavorava, e che, come dice Bobo Craxi, dei fascisti e di Mussolini non ne vogliono manco sentir parlare come nel resto d’Italia. Hanno trovato italiani.
Bobo Craxi trova la sintesi felice a tutto questo paradossale caos: i cittadini di Latina sono stufi di questa amalgama reducista e provincialotta. Segnala il diritto dei cittadini di Latina di essere italiani e non un tragico passato.
Il presidente del Consiglio Bettino Craxi, a Latina, il 18 dicembre del 1984 fa un discorso incredibile in cui segnala la forza della bonifica ma anche i suoi limiti, il costo umano, sociale. Segnala che Mussolini non voleva le città di cui poi si fa vanto. Di coloni che non erano contadini, delle polemiche con Cencelli. Non negando la portata dell’intervento sulle paludi ne segnala le criticità, le difficoltà. Da socialista, con la curiosità di capire anche dal nemico, comprendere il presente. Ma questa è un’altra storia e sarebbe stata una bellissima storia.