Settantotto anni e non sentirli. Con un 26% Bernie Sanders, il più “saggio” dei candidati in lizza, vince le primarie dem nel New Hempshire battendo per soli due punti Pete Buttigieg, favorito invece nel caucus in Iowa.
Reduce da un infarto, Sanders non manca un appuntamento in campagna elettorale. E alle 16 in punto si presenta al Coffee-Coffee di Salem, inondato da un bagno di folla presentatasi già mezz’ora prima, solo per lui. Quale sia stata la sua fortuna lo lasciamo alla libera interpretazione di ognuno di noi, forse una brillante carriera politica alle spalle, forse quel tono brontolone e burbero che non piaceva alla Hillary Clinton quando solo due settimane fa diceva di lui: “Sanders non sta simpatico a nessuno”. Evidentemente alla già First Lady brucia ancora l’amara sconfitta subìta nelle primarie del 2016 quando Sanders la lasciò indietro di oltre il 60%.
Quello che sappiamo è che Sanders ha messo al centro i giovani e che questi lo amano o lo acclamano. “Se riusciamo a portare questi ragazzi al voto, abbiamo la certezza di sconfiggere Donald Trump”. Ed è proprio a lui che si rivolge quando sa di essere il vincitore di questa seconda tornata dem. “Questo è l’inizio della fine per Trump”. Ma l’attuale presidente, in verità, tifa per lui. “I want you”, afferma il tycoon. Eh sì, perché il problema di Trump non è battere Sanders quanto piuttosto una comparsa a sorpresa dell’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, che a quanto pare avrebbe intenzione di scendere in campo a partire dal prossimo 3 marzo, il giorno del cosiddetto “Super Tuesday”.
Ma questa giornata dedichiamola a lui, a Bernie Sanders, che ha stravinto nel New Hempshire. Infliggendo il primo affondo al rivale Pete Buttigieg, Sanders porta avanti con orgoglio e determinazione quei temi e quelle riforme socialiste che evidentemente sono molto piaciute agli elettori di questo Stato Federale. Parla di Buttigieg come un ragazzo molto intelligente ma “si illude se pensa di poter ricevere donazioni da quaranta miliardi senza che quelli chiedano nulla in cambio”. E quando dice quelli Sanders si riferisce a Big Pharma e a Wall Street. Il socialista dem si scaglia contro l’azienda farmaceutica asserendo che quando sarà presidente metterà fine a un sistema sanitario, quello americano per l’appunto, che è il più costoso ma anche il meno efficiente. “Gli europei pagano alcuni farmaci un decimo del prezzo americano. Siamo l’unica nazione avanzata che non garantisce le cure mediche come un diritto umano fondamentale”.
Ma il sistema sanitario non è il solo unico punto su cui si batte in maniera prepotente. Il candidato di sinistra chiede anche il salario minimo per tutti a 15 dollari l’ora, parità di retribuzione sia per l’uomo che per la donna, tutele per chiunque voglia iscriversi al sindacato. E ancora studi universitari gratis per tutti, unitamente al condono dei debiti per gli studenti. Ma il pezzo forte è il suo pensiero nei riguardi della questione ambientale e climatica: “Il mio Green New Deal convincerà le altre superpotenze come Cina e India a lavorare insieme all’America per l’Ambiente, invece di sprecare risorse nella corsa agli armamenti”.
Il piano di Sanders è dunque quello di una rivoluzione politica che parta dal basso, dal popolo e vada contro un establishment oramai troppo corrotto. Le sue idee radicali sono molto apprezzate dai più. C’è da dire che la partita è appena iniziata. Sanders dovrà ancora lottare per ottenere quella candidatura ufficiale che gli permetterà di sfidare Trump alle presidenziali del prossimo novembre. Intanto il tycoon prosegue, anche solo se per una mera formalità, la sua campagna elettorale che lo porterà a novembre quando gli americani dovranno decidere se confermare l’attuale presidente, Repubblicano, o se cambiare totalmente il colore del paese eleggendo un Democratico.