Quando si dice che la cultura della mafia può prendere piede anche in ambienti distanti dall’humus in cui è nato e cresciuto è ancora più grave se avviene a livello delle rappresentanze istituzionali. Appare sconcertante quello che è successo a Padova nel Consiglio Comunale dove un consigliere vota Matteo Messina Denaro come nuovo garante dei detenuti.
L’episodio che non può passare inosservato è avvenuto mercoledì scorso, durante la votazione a scrutinio segreto che era indetta per nominare il nuovo garante. Il sindaco Giordani ha condannato e stigmatizzato il fatto: “La Giunta intende mettere in campo tutte le azioni presso tutte le sedi competenti per andare a fondo di questa ignobile vicenda”.
Su 22 preferenze necessarie per l’elezione, il principale candidato ne ha incassate 21. Tuttavia quella determinante è andata invece a Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa nostra condannato a più ergastoli e ricercato dagli anni Novanta e, quindi, la votazione è saltata.
Naturalmente l’identità del consigliere comunale che ha indicato il nome del superlatitante non è nota tenuto conto che la votazione è avvenuta a scrutinio segreto. Il caso è stato condannato in modo da tutto il Consiglio Comunale e forse finirà all’esame della giustizia penale .
“La Giunta intende mettere in campo tutte le azioni presso tutte le sedi competenti per andare a fondo di questa ignobile vicenda”, afferma il sindaco di Padova, Sergio Giordani, che parla di “fatto gravissimo” non definibile semplicemente una “goliardata”.
“Quanto accaduto in Consiglio Comunale mi ha profondamente scosso”, ha continuato il primo cittadino. “Padova è una città che si batte contro tutte le mafie, lo abbiamo testimoniato più volte e continueremo a farlo con tutta la forza necessaria. Non capisco come sia possibile che a un consigliere comunale, un rappresentante dei cittadini, passi per la mente di scrivere sulla scheda di un voto a scrutinio segreto il nome di un mafioso superlatitante”.
Giordani si appella affinché chi ha votato in tal modo si faccia avanti: “Chiunque sia stato, abbia un sussulto di dignità e non si consegni a quell’omertà, elemento triste e cardine su cui si basano proprio il comportamento mafioso e la prevaricazione – conclude – si autodenunci, chieda scusa e contestualmente dia le dimissioni immediate”.
Vi è anche da rilevare che questo caso scoppia nella stessa città che per anni ha ospitato in una comunità il figlio del capo dei capi di Cosa Nostra, Totò Riina. La vicenda finirà anche in commissione parlamentare Antimafia. “Presenterò un’interrogazione ai ministri dell’Interno e della Giustizia per chiedere di fare piena luce sull’episodio e l’allontanamento dal Consiglio Comunale di Padova del responsabile di questo gesto”, ha annunciato il deputato Pd Nicola Pellicani, membro della commissione.
Nelle scorse ore è intervenuto anche il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà Mauro Palma che ha emesso una nota: “Indipendentemente dall’esito della votazione su cui, come è ovvio, non spetta al Garante nazionale esprimersi l’indicazione da parte di un consigliere del nome di un noto boss mafioso costituisce una grave offesa non soltanto al Consiglio, ma anche al lavoro di tutti i Garanti che operano per la tutela dei diritti di ogni persona nel fermo vincolo della lotta a ogni forma di criminalità e del sostegno a chi nel nostro Paese opera per estirpare la dura realtà delle organizzazioni criminali”. L’indicazione di Messina Denaro per Palma significa “un’inaccettabile offesa a tutte le Istituzioni della nostra democrazia”.