Un grande merito di Bettino Craxi fu la sua grande sensibilità per l’affermazione della libertà e della democrazia che profuse, a livello internazionale, grazie al suo impegno concreto e consistente.
Diede sempre un appoggio e sostegno agli esuli delle dittature comuniste e fasciste e rimase famosa la sua visita in Cile a Santiago quando andò al Cementerio General de Recoleta, luogo in cui riposa Salvator Allende, l’indimenticato presidente socialista rovesciato e ucciso nel corso del tragico colpo di Stato dell’11 settembre 1973, golpe favorito apertamente dagli Usa e che inaugurò la stagione terribile e buia della dittatura di Augusto Pinochet.
Non fu solo questa visita simbolica di omaggio al Presidente socialista cileno ma sicuramente la vicinanza e la solidarietà che il Psi di Craxi diede ai perseguitati del regime militare cileno.
Nel 1973 ,infatti, poco dopo l’instaurazione della dittatura di Pinochet, Craxi si recò in Cile assieme a una delegazione del Psi per investigare sulle condizioni del Paese dopo il golpe e, soprattutto, rendere l’omaggio personale al defunto Allende.
Bettino raccontò le impressioni provate nel corso delle sue peregrinazioni tra Vina del Mar e Santiago del Cile e descrisse il clima di terrore e sfiducia che viveva la popolazione, della tensione che scattava al coprifuoco serale e del silenzio delle notti cilene che si interrompeva solo con il rumore dei proiettili sparati dai militari.
Craxi raccontò poi il “pellegrinaggio” alla tomba di Allende che allora era anonima: “Di buon mattino eravamo partiti da Santiago e avevamo raggiunto Viña del Mar che è a un centinaio di chilometri dalla capitale. Eravamo un folto gruppo. Quando arrivammo al cimitero di Santa Ines alla periferia di Viña e dove Allende è sepolto nella tomba della famiglia Grove […] tutto pareva calmo, regolare. Le prime avvisaglie di quello che doveva succedere, si sono avute all’ingresso del cimitero, quando mi rivolsi all’impiegato dicendogli in spagnolo: ‘Siamo qui per visitare la tomba del presidente Allende’. L’uomo, un giovane, mi guardò come sorpreso, poi abbassò gli occhi senza rispondere. Ho insistito più energicamente, alzando un poco la voce. E lui zitto. Faceva finta di riordinare certe sue carte e non osava alzare lo sguardo. Ho capito che aveva paura”.
Riuscirono lo stesso a raggiungere il sepolcro anche per l’aiuto di un bambino. Craxi fu fermato da un poliziotto, che gli intimò di andarsene con queste parole: “Un altro passo e sparo”. Allora Craxi non era ancora segretario e quasi sconosciuto nel panorama politico ma ebbe il coraggio di sfidare il brutale regime di Pinochet da anonimo delegato socialista nel 1973.
Quando poi Bettino divenne Presidente del Consiglio prese posizioni dure e intransigenti in favore del ripristino della democrazia in Cile e di solidarietà in favore del suo popolo, aiutando i movimenti clandestini cileni con cospicui finanziamenti guidati dall’apparato del Psi.
Non fu solo la resistenza cilena ad essere aiutata ma ebbero sostegni anche altri movimenti di libertà quali Solidarnosc, il sindacato polacco cattolico e anticomunista, gli esuli cecoslovacchi; il radicale argentino Alfonsin; il brasiliano Lula; il peruviano Garcia; l’uruguagio Sanguinetti; Perez in Venezuela”, nonché i movimenti di resistenza di Palestina, Somalia, Eritrea.
Dopo l’11 settembre del 1973 Craxi denunciò più volte di fronte a Ronald Reagan la brutalità di Pinochet attaccando la dittatura anche in occasione del suo discorso di fronte al Congresso Usa del 1985, nel corso del quale dichiarò: “Sopra ogni altra sovrasta la richiesta di libertà del popolo cileno e questa richiesta ha bisogno dell’incondizionato appoggio di tutti noi”.
I cileni non hanno mai dimenticato Bettino Craxi per questo incondizionato appoggio e l’ex presidente Lagos ha riconosciuto in occasione della cerimonia di inaugurazione della piazzola e della lapide dedicati a Craxi: “In lui avemmo sempre un orecchio disposto ad ascoltarci, un leader a sostegno di tutte le cause della libertà”.