La vita nazionale offre sempre spunti di originalità assai interessanti per i sociologi e gli studiosi, a conferma della ricca fantasia italica che peraltro è assai riconosciuta a livello internazionale.
Senza sottovalutare ciò che accade sotto il sole e la pioggia di quest’autunno denso di tensioni, sembra quasi scontato che si iniziano a registrare le prime difficoltà del governo che, come si sa, è diverso rispetto a quello dell’anno scorso. Tali contrasti si evidenziano soprattutto sulle questioni giustizia e legalità, anche se dopo l’approvazione della legge di stabilità si cercherà di rilanciare la maggioranza.
Ma non solo. Basti pensare al rapporto con l’Europa e alla vexata quaestio dei migranti dove si marcano differenze che rischiano di fare crollare la maggioranza. Per quest’ultimo problema pare che non ci sia alcuna emergenza, al contrario di quanto è avvenuto negli anni passati, ma persiste il problema irrisolto della clandestinità, di chi arriva in Italia senza controlli e poi soprattutto delle politiche di integrazione da attuare per chi è regolare.
Sembra invece che la politica spettacolo delle promesse impossibili e un certo sovranismo da operetta, per dirla con Giuseppe Conte, abbiano amplificato a dismisura nella percezione collettiva tante questioni che potevano essere affrontate senza ricorrere a drammatici bracci di ferro.
Dunque oggi ci troviamo i soliti nodi tipici di questo periodo e che devono portare all’approvazione degli strumenti finanziari. Una manovra che non presenta grandi novità ma certamente un fatto positivo è stato quello di ottenere l’obiettivo della sterilizzazione dell’Iva. Per il resto si procede a luci spente senza venire a capo della crisi fiscale, economica e sociale del paese. L’Italia non cresce più da decenni e nessuno riesce a trovare la ricetta giusta. Cosicché i destini di Ilva e Alitalia campeggiano come gigantesche problematiche irrisolte. In questo contesto emerge sempre più forte il disagio sociale, specie tra i giovani che pagano ancora una volta il maggior prezzo della crisi. La delusione e il disincanto nei confronti del movimento Cinque stelle è pesante e non si ferma poiché una volta che è giunto al governo non è riuscito a tradurre in proposte concrete tutta la protesta di cui si faceva carico e non è riuscito rispondere alle aspettative dei simpatizzanti e degli attivisti che non hanno mai gradito di stare al potere con altri partiti.
Naturalmente è ovvio che i provvedimenti non possono essere preparati in poco tempo, specie quando si modificano alleanze nel giro di un anno e si deve sempre tenere conto degli altri componenti della maggioranza. Ma è comunque ingiustificato quell’approccio entusiastico e encomiastico con le patetiche dichiarazioni sull’abrogazione della povertà, oppure l’idea grottesca che avremmo vissuto un boom economico. Persino il contratto con il capitano costringeva Luigi Di Maio, senza nessuna esperienza dei giochi di palazzo, in un angolo senza visibilità.
Soltanto Conte è riuscito a salvarsi e a salvarci dalle procedure di infrazione in Europa e a svolgere un oscuro e prezioso ruolo di mediatore. Oggi viene attaccato dai leghisti per il fondo salva stato e la ristrutturazione del debito pubblico ma gli epigoni di Pontida sapevano tutto molto bene perché avevano niente meno che Paolo Savona infiltrato nelle maglie delle strutture europee. Mentre affiora il narcisismo da marketing elettorale di Italia Viva con Matteo Renzi in difficoltà per le inchieste che riguardano la sua fondazione e lo sfarinamento del consenso ai grillini, che scendono sotto i dati elettorali persino del 2013 e tra l’altro non hanno nessuna struttura capace di fronteggiare la crisi.
Mentre ormai i pentastellati non ne indovinano una, al punto che dove perdono (Umbria) si alleano con il Pd e dove potrebbero vincere con la medesima alleanza (Emilia) decidono di presentarsi da soli. Si tratta di un lenta e progressivo suicidio assistito da una presunta riorganizzazione che si annuncia come un pannicello caldo che è peggiore del male.
Infine il panorama sociale fa emergere questa massiccia mobilitazione di piazza di tanti cittadini partita da Bologna (città da cui si originano grandi svolte) in cui migliaia di persone si stringono silenti a protestare contro il risentimento, l’odio e il razzismo. Non c’è nessuna idea complessiva o contenuto ma solo tante parole sui valori che dovrebbero fondare la comunità civile e la vita associata. Matteo Salvini vuole fare scendere i gattoni per divorare in breve tempo questo movimento che non sappiamo se durerà o sarà effimero o passeggero e che nasce comunque dalla crisi atavica del Pd e dall’esaurimento della spinta propulsiva dei Cinque Stelle.
Cosi sotto l’albero di Natale, in questo mal ridotto paese, abbiamo una società in cui si confrontano sardine e gattoni.