Il 28 luglio del 1989 Mirella Silocchi, 50 anni, viene prelevata con la forza dalla sua abitazione. La donna, moglie dell’ imprenditore Carlo Nicoli, al momento del sequestro si trova in casa al telefono con lo zio, quando alle 8.25 sente suonare il campanello della sua casa a Stradella di Collecchio, in provincia di Parma.
I tre sequestratori, travestiti da forze dell’ordine, caricano violentemente Mirella su una delle loro automobili. Inutile l’intervento di una vicina di casa accorsa in suo aiuto, subito bloccata e legata dai tre malviventi. Qualcuno riesce ad avvisare il 113, ma i banditi riescono a dileguersi facendo perdere le proprie tracce.
Il 23 agosto il marito di Mirella riceve una lettera da “Tato”, dove viene fatta una richiesta di riscatto pari a 5 miliardi di lire, ma Carlo Nicoli non dispone di quella cifra e i rapitori lasciano intendere che senza la somma richiesta avrebbero mutilato Mirella. Infatti, con una telefonata il 20 novembre i rapitori annunciano della presenza di un pezzo di orecchio della donna in una toilette a pochi km da Parma sull’ Autosole.
Verso i primi di dicembre arriva l’ultima lettera, questa volta scritta da Mirella Silocchi. All’ interno 4 foto Polaroid che ritraggono la donna incatenata, con un fucile puntato alla tempia e in pessime condizioni. Il 12 dicembre “Tato” telefona nuovamente a Carlo Nicoli, promettendo di far scendere la cifra del riscatto a 2 miliardi anziché 5. L’incontro tra Carlo e i rapitori avviene a Torino, ma i banditi si accorgono della presenza della polizia e l’operazione fallisce.
Tuttavia cominciano le speranze del marito di poter riabbracciare la moglie, speranze spezzate da una nuova telefonata ricevuta da un uomo che dice di essersi dissociato dalla banda e di essere intenzionato a voler aiutare l’imprenditore. Ma non si avranno più notizie di lui, facendo capire a Carlo e agli inquirenti che la moglie era già stata condannata a morte. Seguiranno altre telefonate dei rapitori, ma Mirella non farà mai più ritorno a casa.
Nel corso delle indagini in un pozzo del viterbese, vengono rinvenuti una fede nuziale, un sacco di cellophane e alcuni resti ossei, ritenuti appartenenti a Mirella. Poi, nel 1992, la notizia dell’arresto dei suoi rapitori, tutte persone ritenute membri dell’anonima sarda e di una cellula anarco-terrorista: Giovanni Sanna, carceriere e aguzzino che fece morire la donna di fame e di stenti considerato uno dei partecipanti al taglio dell’orecchio di Mirella, Franco Bachisio Goddi, Grogorian Garagin, Orlando Campo, Luigi de Blasi, Giovanni Barcia e l’americana Rose Ann Scrocco.