E mentre la popolazione italiana è impegnata con la Guerra in Ucraina, con il caro bollette e con l’inflazione ecco che Super Mario si appresta a fare una delle sue famose svendite a buon mercato.
Dalle ultime notizie, infatti, risulta che l’ex Bce sia in procinto di vendere la compagnia di bandiera, Ita, appena salvata e rifondata a ricchi privati.
Alitalia era un tempo l’orgoglio della nazione e un simbolo di stile e innovazione. Per decenni è stato anche un pozzo di soldi e una spina nel fianco di molti governi italiani.
Ma ora il processo di vendita della compagnia aerea successore di Alitalia, ITA Airways, sta andando avanti, con diverse parti interessate alla compagnia.
Il vettore tedesco Lufthansa e il colosso marittimo MSC si sono uniti per fare un’offerta per una partecipazione di maggioranza in ITA Airways. Hanno avanzato un’offerta iniziale compresa tra 1,2 miliardi e 1,5 miliardi di euro, secondo alcune fonti.
Il governo, che controlla la compagnia aerea tramite il ministero delle finanze, ha ricevuto anche altre due manifestazioni di interesse.
Un’offerta è della società di private equity Certares in collaborazione con Air France-KLM ed è per una partecipazione di minoranza in ITA; l’altra potenziale offerta proviene da un altro gruppo di private equity statunitense, Indigo Partners, che investe in vettori low cost come Wizz Air.
Il duo MSC-Lufthansa sembra essere il capofila però. Il loro approccio – un’offerta per una partecipazione dal 70% all’80% con una partecipazione di minoranza trattenuta dal governo – è più coerente degli altri approcci con le ambizioni di Roma ed è più dettagliato, ha detto una delle persone.
Il decreto del governo sul processo di cessione prevede l’obiettivo strategico di raggiungere “partenariati e integrazioni con soggetti europei nel quadro di alleanze globali”, nonché l’intenzione di Roma di mantenere una quota di minoranza.
In base a una decisione della Commissione Europea, il governo italiano può iniettare fino a 1,35 miliardi di euro in ITA fino al 2023: 700 milioni di euro nel 2021, 400 milioni di euro quest’anno e i restanti 250 milioni di euro l’anno prossimo. L’assegno per quest’anno dovrebbe essere scritto entro la fine di questo mese, ma potrebbe cambiare a seconda di come va il processo di vendita.
I tre offerenti dovrebbero avere accesso ai dati finanziari dettagliati di ITA nei prossimi giorni, aprendo la strada a potenziali offerte vincolanti all’inizio di maggio e un accordo iniziale a giugno.
Ci sono molte parti mobili e l’offerta di MSC-Lufthansa non è vincolante, quindi è difficile stimare il potenziale ritorno per il governo. Una delle persone che hanno familiarità con la questione ha affermato che potrebbe trattarsi di circa il 20-40% del capitale investito dallo Stato fino ad ora.
MSC ha affermato a gennaio che il suo interesse “deriva dalla possibilità di attivare sinergie positive” per entrambe le società del settore cargo e passeggeri.
A marzo, l’amministratore delegato di Lufthansa Carsten Spohr ha escluso di acquisire una quota di maggioranza nella compagnia aerea, ma ha sottolineato che mentre Lufthansa non avrebbe mai investito in Alitalia, nel caso di ITA “vale la pena dare un’occhiata”. Spohr ha detto: “Sappiamo cosa stiamo facendo in Italia, non preoccuparti”.
Questo potrebbe sembrare un grosso problema per il premier. La storia del vettore negli ultimi decenni è piena di errori strategici, salvataggi falliti e ingenti perdite.
I costi pubblici totali investiti nella sola Ita sono stimabili in 2,5 miliardi di euro. Ai 2,5 miliardi di costi di protezione sociale bisogna aggiungere i 3 miliardi stanziati per Ita e gli oltre 2 miliardi già spesi in questi 5 anni di amministrazione straordinaria di Alitalia. Insomma, un’operazione che è costata al contribuente almeno 7,5 miliardi di euro.
Ma le svendite del premier Draghi sono famose in tutto il mondo. Infatti, la sola operazione Ita costata al governo italiano una cosa come 7,5 miliardi di euro frutterebbe allo stesso stato circa 1,5 miliardi di euro per consentire ai privati di gestire e licenziare il personale difeso a spada tratta dai sindacati. Ciò permetterebbe di riassorbire solo una piccola parte delle spese effettuate dallo Stato, dando ai privati la possibilità di sfruttare la situazione.
Insomma, il governo apparecchia con i soldi pubblici e svende a privati la maggioranza; dando la possibilità a questi ultimi di fare tagli sul personale e di gestire tranquillamente una società pagata lautamente con i soldi dei contribuenti.