Notizia shock, il segretario nazionale del Pd Enrico Letta ha presentato in Corte d’Appello a Firenze i fogli e il simbolo per la candidatura alle suppletive nel collegio uninominale della Camera, lasciato vacante dall’ex ministro Pier Carlo Padoan.
La corsa di Letta sarà senza simboli e si voterà il 3 e 4 ottobre per decidere il nuovo sindaco di Siena. La mancata esposizione del logo, da molti viene definito come un tentativo grottesco di aumentare il più possibile il numero di consensi, visto che, da Segretario nazionale, pare quasi provi vergogna a presentarsi con l’emblema del partito che rappresenta. Ma perché?
Nel Pd toscano giustificano la scelta di Letta dicendo: “Ci sta, è un collegio uninominale”. “Io ne sono contento, e lo dice uno che è affezionato sia al simbolo che al partito – commenta il segretario provinciale del Pd Andrea Valenti – Quando si decide di fare un progetto nuovo, che superi sia un solo partito che una somma di partiti ma voglia andare oltre ed aprirsi a tutti, qualcosa di nuovo davvero, serve un qualcosa di diverso in cui tutti possano riconoscersi”.
Insomma, un modo come un altro per distaccarsi dalla circoscrizione simbolica che punta alla vendita del proprio prodotto ad una clientela più ampia.
Dallo staff di Letta, scrive Repubblica, “spiegano che si tratta non di una scelta leaderistica ma dell’esigenza di rappresentare un mondo largo che si raduna intorno al nome del segretario Pd come collante”.
Ma ad intervenire sulla questione è il diretto interessato, Enrico Letta, che motiva la sua decisione. E così, approfittando della questione parla di uno dei temi più caldi che coinvolge la città di Siena, Mps, dicendo che “è fondamentale che il governo incontri i sindacati e tutte le realtà istituzionali, essenziali per accompagnare questo processo anche in questa fase di negoziato che il ministero delle Finanze sta svolgendo. Non può esserci una soluzione senza il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori e del territorio con le sue realtà istituzionali” ha detto il segretario Pd a margine di un incontro elettorale a Monteriggioni, Siena.
“È un appello che faccio al governo sentitamente e convintamente, non per un fatto formale, ma per un fatto sostanziale: il marchio Monte dei Paschi non è un marchio semplicemente di natura finanziaria, il legame con il territorio ed i lavoratori è parte integrante della forza di quella istituzione” ha aggiunto Letta.
Ma la difesa di Letta mette in chiaro a tutti quanto la questione Monte dei Paschi di Siena sia una patata non poco bollente per la città, e, visti i disastri passati fatti dalla cattiva gestione del Pd, è normale che una ‘volpe’ come Letta non voglia farsi carico delle responsabilità della ‘Waterloo’ generata dal partito che rappresenta.
Dal 2008 a oggi il «disastro targato Mps» made in Pd è costato agli italiani 23,5 miliardi e potrebbe arrivare a sfiorare i 30 miliardi «tra aumenti di capitale (bruciati) e contributi pubblici iniettati» a spese dei contribuenti italiani.
Dopo il tentativo andato in malora di acquisizione di Banca Antonveneta, nel 2009 arrivano i primi Tremonti Bond da 1,9 miliardi. Nel 2011, un aumento di capitale da 2,15 miliardi per rimborsare i Tremonti bond. Nel 2014 un altro aumento da 5 miliardi «per rimborsare altri 4 miliardi di Monti Bond, a loro volta sottoscritti in precedenza per rimborsare i Tremonti Bond.
Sebbene la caduta di Monte dei Paschi sia avvenuta per una serie di ragioni legate alla cattiva gestione, la sua sopravvivenza a spese dei contribuenti è legata con un patto d’acciaio al Pd che, da tempo, non vuole rinunciare a perdere il controllo clientelare sulla Banca.
Le operazioni spericolate che hanno portato la banca senese, mirando al massimo rischio per ottenere il massimo guadagno, hanno portato l’Istituto di credito di Siena sull’orlo del baratro e nel 2017, la società, è stata resa pubblica costando allo Stato altri 5,4 miliardi di euro.
In seguito ci fu l’ipotesi di “svendita” a Unicredit, che venne messa a punto durante l’ultimo governo Conte, con la benedizione del premier grillino e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Che all’epoca agevolò attivamente il passaggio di Pier Carlo Padoan, deputato eletto a Siena, alla tolda di comando di Unicredit.
Visti gli sviluppi della vicenda e vista la debacle Pd sulla questione Monte dei Paschi, è chiaro a tutti quanto sia imbarazzante per Enrico Letta, segretario del Pd, correre con il simbolo che ha condannato la banca senese e bruciato miliardi di euro dei contribuenti.
Ma se il Pd non prova vergogna per l’accaduto, i cinquestelle non sono da meno, poiché, fino a pochi mesi fa definivano lo stesso partito di Letta come “la peste rossa” che aveva devastato Mps. Ma, oggi, pur di sopravvivere, con l’ennesimo smacco alla loro credibilità, sostengono il suo segretario alle suppletive e tutti i disastri legati alla loro gestione.