Con l’inizio del nuovo anno vorrei proporre una mia riflessione asciutta scritta di getto qualche giorno fa sul mondo che verrà nel 2023.
Noi bullisti abbiamo la necessità di sottolineare un’attesa incontestabile, appunto un bisogno che viene mosso da una fiducia per un ritorno alla normalità, alla quiete, dopo le tante tempeste di questo triennio.
Prima il Covid poi la crisi di sicurezza, in seguito la crisi alimentare, attorno al grano, la crisi energetica, inerente al gas e al petrolio, e infine la crisi umanitaria con i rifugiati, l’inflazione, e probabilmente la recessione.
Ma se il bisogno di quiete è incontestabile, non abbiamo certezze sulla fine della tempesta. Sarà davvero così?
O come alcuni ipotizzano l’ora più buia sarà quella che deve venire e che, quindi, l’anno più difficile sarà il 2023. Molto dipenderà ovviamente dall’evoluzione delle due guerre in corso. Quella calda, in Ucraina dopo l’aggressione russa, e quella fredda che vede a confronto l’America e la Cina.
Putin si ostina a parlare di operazioni speciali, in Ucraina, mentre Xi Jinping e Biden hanno assicurato al mondo che non hanno nessuna intenzione di portare avanti una guerra fredda negando all’unisono le cause scatenanti di molte delle crisi, di molte delle tempeste che stiamo vivendo in questo ultimo anno.
Mi interrogo appunto in primis sull’evoluzione di queste guerre e le domande di fondo sono: si raffredderà un po’ la guerra calda in Ucraina o rischia di riscaldarsi al tal punto tanto da coinvolgere i due colossi internazionali, Cina e Stati Uniti, armati sino ai denti nello Stretto di Taiwan?
E quali sono gli avvenimenti o i protagonisti che hanno alterato il corso degli eventi tanto da generare raffreddamenti o riscaldamenti in merito alle crisi attuali che si sono originate?
Non tutti pensiamo che la crisi energetica o che la carenza di gas e petrolio rientri con la fine della guerra. I rapporti con la Russia, anche a prescindere dall’evoluzione del conflitto, resteranno pregiudicati per lungo tempo e a fronte di potenziali auspicate schiarite su questi due conflitti, guerra fredda e guerra calda, si potrebbero presupporre nuove nubi all’orizzonte?
E’ in gioco la coesione europea e la tenuta dell’asse Occidentale con gli Stati Uniti che, se continuano ad ignorare i nuovi allarmi che paventano il rischio di una nuova rivoluzione che è sull’orlo di scoppiare in Medio Oriente, si rischia di creare i presupposti per una nuova primavera araba. Progetto più che fallito di Hillary Clinton e Nicolas Sarkozy.
E poi ovviamente le elezioni nei paesi chiave. In particolare ci dobbiamo interrogare sull’evoluzione degli ultimi mesi di due Paesi sempre più centrali, la Turchia e l’India.
Un auspicio è che appunto arrivi un po’ di quiete dopo questa lunga tempesta e ci auguriamo che il nuovo anno porti con sé nuove speranze, e non le solite cattive credenze.