La Cina è l’unica grande economia che ha ancora una linea diretta con una Russia rapidamente isolata, ma la pressione su Pechino sta aumentando per cambiarlo.
Poche settimane dopo che i due paesi hanno firmato un accordo di partenariato “senza limiti”, la Cina ora non ha altra scelta che ricalibrare la sua posizione sul commercio bilaterale e sulla macroeconomia con Mosca, dopo che il presidente Vladimir Putin ha lanciato una guerra non provocata contro l’Ucraina.
Mentre Pechino vuole ancora contare su Mosca come partner strategico a lungo termine per respingere l’influenza globale dell’America, sarà senza dubbio diffidente nei confronti della reazione internazionale se opterà per misure che potrebbero essere interpretate come un avallo dell’aggressione di Putin, secondo esperti.
Le imprese cinesi saranno anche riluttanti a commerciare e investire in un paese che è stato tagliato fuori da una grossa fetta dell’economia globale.
Lunedì, il rublo russo è crollato fino al 30% dopo che una serie coordinata di sanzioni da parte degli alleati occidentali ha limitato la capacità della banca centrale russa di dispiegare le sue riserve estere da 630 miliardi di dollari e l’ha tagliata fuori da SWIFT, la più grande rete di pagamenti bancari del mondo.
Finora i responsabili politici cinesi si sono concentrati meno sulla loro capacità di aiutare la Russia che fornire commenti generali sull’impatto delle sanzioni sulle economie russa ed europea, mentre la banca centrale cinese non ha ancora fornito alcun indizio sullo stato delle riserve valutarie russe o sulla linea del cambio di valuta.
Secondo i dati più recenti della Banca di Russia, circa il 13% delle riserve valutarie russe – o circa 77 miliardi di dollari – erano in attività cinesi a giugno 2021. Mosca potrebbe cercare di svendere questi asset per dare una spinta alla sua liquidità assediata.
Anche gli esperti associati al governo cinese sono pessimisti sul futuro dell’economia russa sulla scia degli ultimi round di sanzioni.
Il Costo della Guerra
Ben presto Pechino dovrà riflettere sulle richieste avanzate da una banca centrale russa alle prese con una liquidità più stretta che mai dalla fine della Guerra Fredda.
La domanda chiave per la leadership cinese è: vuole essere vista come finanziatrice della cassa di guerra di Putin?
Quando la Russia guarderà all’estero, dove le sue riserve non sono ancora state congelate, quella non sarà l’Europa, non sarà negli Stati Uniti, sarà in Cina. Ma per arrivare a questo è necessaria la decisione politica in Cina.
Anche se la Cina, con la mano d’opera che possiede, non sarebbe tanto scontenta di mettere le mani sulle materie prime della Russia ad un prezzo “quasi scontato”. Ecco spiegato il tentennamento della Cina.
Più tempo si aspetta e più bassi saranno i prezzi. Del resto, escludere anche la Cina dal mercato internazionale non è una minaccia che può scuotere minimamente Pechino, trattandosi del più grande produttore ed esportatore del mondo intero, che possiede un mercato che tocca i 3,6 trilioni di dollari.
Le banche centrali di Russia e Cina hanno stabilito linee di cambio valuta dopo che l’Occidente ha imposto sanzioni alla Russia per l’annessione della Crimea nel 2014, in un momento in cui anche la Cina era desiderosa di espandere l’uso globale della sua valuta per sfidare la posizione di forza del dollaro.
Un anno dopo la Cina ha lanciato il sistema di pagamento interbancario transfrontaliero (CIPS), un’alternativa molto più piccola allo SWIFT con sede in Belgio. Vanta l’adesione di 1.280 istituzioni finanziarie in tutto il mondo, rispetto alle 11.000 di SWIFT.
Il problema qui è che né i russi né i cinesi vedono la valuta dell’altro come utile. In effetti, di recente, all’inizio di febbraio, Russia e Cina hanno concordato un accordo sul gas naturale in euro, non nelle proprie valute.
Mentre il rublo ora si trova sull’orlo di una scogliera, lo yuan cinese è tutt’altro che una valuta internazionale forte. Più del 40 per cento dei pagamenti globali sono regolati in dollari, mentre lo yuan rappresenta il 2 per cento.