Il presidente del Consiglio ha cercato di capire se le minacce di Teresa Bellanova sia la solita esibizione per ottenere visibilità e incontra così i due capigruppo Davide Faraone e Maria Elena Boschi a Palazzo Chigi, mentre nel frattempo Nicola Zingaretti afferma che se si rompe questa maggioranza, non esiste alternativa, meglio, quindi, andare all’elezione anticipate. Il teatrino politico da noi non finisce mai e non smette mai di fornire recite mediocri.
Quindi, il premier Giuseppe Conte, ha parlato con i due i due capigruppo Maria Elena Boschi e Davide Faraone, oltre al presidente del partito, Ettore Rosato per discutere sulla vexata quaestio della regolarizzazione dei migranti su cui ci sono divergenze. Davide Faraone ha dichiarato: “Noi a fine marzo abbiamo detto di riaprire e siamo stati quasi presi per pazzi. Oggi alle 15 abbiamo un incontro con Conte per fare il punto della situazione: lo chiarisco subito, non ci sono dimissioni di ministri in vista. Però Italia Viva continua a chiedere cose utili al Paese, primo tra tutti lo sblocco delle opere già finanziate per 120 miliardi di euro. Il modello è il ponte di Genove e l’Expo. Mi ha colpito tantissimo il suicidio dell’imprenditore campano: quanti come lui sono così sfiancati dalle preoccupazioni? A quanti abbiamo dato le giuste garanzie? La burocrazia sovrasta ogni liquidità, bisogna dare risorse a fondo perduto alle imprese perché sono loro che creano lavoro”.
Poi da Conte sono arrivati riconoscimenti importanti sul ruolo di Italia viva che sta “offrendo utili contributi al fine di definire un programma di interventi che non si limitino a rimediare agli effetti negativi dell’epidemia ma che pongano le basi per una pronta ripresa del tessuto produttivo”.
Mentre sulla regolarizzazione dei migranti dubbi e perplessità vengono sollevati dal movimento 5 stelle. Il capo politico Vito Crimi ha spiegato che “noi diciamo no alla regolarizzazione degli irregolari: se il nostro obiettivo è sostenere l’agricoltura allora dobbiamo lavorare a misure per garantire il mercato ma la soluzione non è la regolarizzazione, come se in agricoltura lavorassero solo migranti irregolari, un assunto sbagliato. Noi siamo per l’emersione del lavoro nero, quello dei migranti o meno. Su quel fronte siamo tutti uniti”.
Allora per ora tanto rumore per nulla, mentre c’è grande attesa per il varo del prossimo decreto che dovrebbe intervenire concretamente con contributi e interventi a fondo perduto per le imprese.