Di Mimmo Di Maggio
Secondo i nuovi dati Istat, nel 2025, si prevede un miglioramento di +2,3 punti percentuale del Pil italiano e circa 275mila posti occupati, con una riduzione del 0,7 per cento del tasso di disoccupazione. Sono questi i risultati proiettati con l’utilizzo del Recovery.
Si tratta di una prima valutazione dell’impatto macroeconomico del Recovery plan avanzata da Gian Paolo Oneto, direttore della Direzione centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche economiche dell’Istat. Nel suo intervento dice che un aumento degli investimenti “determinerebbe sia il rialzo della loro quota sul Pil, che tornerebbe sopra il 19%, sia una loro ricomposizione a favore di quelli in beni intangibili, con positivi effetti sulla produttività del lavoro”.
“La valutazione – prosegue Oneto – è stata condotta tenendo conto delle indicazioni e dei limiti dell’approccio riportati nel documento. La quota del 70% da destinare agli investimenti pubblici ai 158,22 miliardi risultanti dalla somma dei fondi attribuiti ai nuovi interventi (145,22 miliardi) e di quelli riferiti al programma react-eu (13 miliardi). Ulteriori ipotesi hanno riguardato la possibile allocazione dei fondi separando la componente cosiddetta tangibile da quella intangibile, quindi ricerca e sviluppo e digitale. infine, si è ipotizzato che i fondi disponibili siano utilizzati pienamente e senza inefficienze, con una distribuzione della spesa uniforme nel quinquennio 2021-2025”.
Durante l’audizione il presidente del Cnel, Tiziano Treu, ha sottolineato: “Il Pnrr può rappresentare lo strumento per favorire lo sviluppo di una nuova politica industriale di cui il Paese ha urgentemente bisogno, con una visione di medio-lungo termine e che punti a valorizzare la nostra identità economico e produttiva, sociale e culturale”.