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Il Pg della Cassazione Salvi avvia il procedimento disciplinare nei confronti di 27 magistrati

by Rosario Sorace

Il “caso Palamara” non è finito, anzi, con molta probabilità, siamo solo all’inizio. Il Procuratore Generale della Cassazione ha fatto sapere che è stata avviata l’azione disciplinare nei confronti di ben 27 magistrati.

Lo scandalo rischia di travolgere altri magistrati che sono stati coinvolti a vario titolo nelle manovre e nelle trattative nell’ambito delle correnti delle toghe per pilotare le nomine del Csm. I magistrati che potrebbero incorrere in sanzioni sono i 5 ex consiglieri di Palazzo dei Marescialli che parteciparono all’incontro all’hotel Champagne del 9 maggio 2019, il deputato Cosimo Ferri, ma anche l’ex pm Fava e Sirignano.

Il 9 ottobre il Consiglio superiore della magistratura Luca Palamara ha subito l’onta della radiazione ed è stata la prima volta per un ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, tuttavia l’ex magistrato si è sempre difeso dicendo che c’era una sistema collaudato dichiarando di aver “pagato” lui “per tutti” per le scandalose nomine del Csm.

Ma ora il pg della Cassazione, Giovanni Salvi, ha detto che in totale sono 27 i magistrati contro cui è stata avviata l’azione disciplinare “per i fatti emersi da chat e intercettazioni”. Questi fatti dentro le correnti delle toghe per distribuire incarichi e ruoli di potere sono intercettati dal trojan inoculato proprio nel cellulare di Palamara dalla procura di Perugia, dove lo stesso ex Pm è sotto inchiesta per corruzione.

Vi è un cospicuo e poderoso dossier che è stato trasmesso dai pm perugini al pg della Cassazione e su cui ha lavorato per parecchi mesi. Sono chiamati in causa cinque ex consiglieri di Palazzo dei marescialli che sono Corrado Criscuoli, Paolo Cartoni, Luigi Spina, Antonio Lepre e Gianluigi Morlini, i quali parteciparono alla riunione notturna del 9 maggio del 2019 all’hotel Champagne in cui si decisero nomine ai vertici di diverse procure.

In questa riunione erano presenti anche i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri. L’ accusa sostiene che fu proprio Palamara a organizzare quella riunione soprattutto per potere decidere la nomina del nuovo procuratore di Roma.

Il procedimento disciplinare ai cinque magistrati è iniziato nel mese di luglio, però non ha ancora trattato il merito delle accuse. Per Ferri ci sarà lo stesso trattamento poiché è anche lui un magistrato, ma per il momento si trova in aspettativa da quando è stato eletto in Parlamento.

Venerdì ci sarà l’inizio del processo disciplinare nei confronti dell’ex pm romano Stefano Fava, ora giudice al tribunale di Latina, che viene accusato di aver esposto a Palamara i contenuti di una nota trasmessa al Csm e di avergli consegnato alcuni allegati “pur nella consapevolezza che sarebbero stati utilizzati dal suo interlocutore per gettare discredito” che dovevano essere utilizzati sull’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e sul suo aggiunto Paolo Ielo.

In questo fatidico elenco di possibili sanzionati c’è anche l’ex pm della Direzione nazionale antimafia Cesare Sirignano che,peraltò, è stato già trasferito d’ufficio dal Csm per incompatibilità ambientale relativamente al contenuto dei suoi colloqui con Palamara e anche per due magistrati segretari di Palazzo dei marescialli.

Le chat esplosive di Palamara hanno portato alle dimissioni dal Csm anche del togato di Unicost Marco Mancinetti. Tuttavia quest’ultimo non è stato sostituito perché i consiglieri non hanno ancora deciso in che senso procedere. Le sue dimissioni sono pervenute dopo che il pg della Cassazione aveva avviato l’azione disciplinare contestandogli comportamenti “gravemente scorretti” nei confronti dei colleghi.

Nel frattempo il plenum del Csm ha autorizzato il collocamento fuori ruolo di Massimo Antonio Orlando, attuale presidente del Tribunale di Livorno, che viene nominato Direttore generale delle risorse materiali e delle tecnologie del Dog al ministero di Giustizia.

Il nulla osta però è arrivato con 13 voti a favore, 9 astenuti e il voto contrario del consigliere Nino Di Matteo. Il magistrato ha motivato il suo voto contrario perché a suo avviso il caso andava ridiscusso in commissione in quanto lo stesso Orlando compare a sua volta in alcune chat dell’ex presidente dell’Anm.

Respinta la proposta, Di Matteo ha votato in modo contrario, sostenendo che non gli è apparsa sufficiente la motivazione che “il dott. Orlando, sentito in V Commissione, ha detto di non essere a conoscenza delle conversazioni, di non saperne nulla, nè di avere nulla da aggiungere”. “Io credo che l’istruttoria sia stata molto sommaria e non abbastanza approfondita” ha concluso Di Matteo.

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