Il Semestre Europeo obbliga la Germania ad assumere la guida politica per rilanciare l’economia di tutti in uno sforzo comune duraturo.
E’ risaputo che, per paradossale possa sembrare in questo momento, la parola cinese Wéij con la quale si indica la Crisi si può tradurre anche con “opportunità”, ed a questo si è spesso fatto riferimento nella Storia per definire delle svolte nei momenti più drammatici dove l’irreversibilità dei fatti sembrava fosse scontata.
L’esplosione della pandemia porta al collasso economico molti paesi, il rischio enorme è quello che il contagio colpisca delle aree sottosviluppate che vivono di sussidi internazionali che potrebbero diventare insostenibili, tenuto conto che l’impoverimento dei paesi più ricchi sta dietro l’angolo.
E’ quindi una risposta collettiva, globale quella che ci si attende, una presa di coscienza talmente larga da impegnare l’intero pianeta in una solidarietà globale per una cooperazione strategica di carattere economico, scientifico che appaia duraturo e permanente.
E’ pressoché impossibile, vista la natura globale dell’economia, che ogni Stato faccia per conto proprio senza curarsi minimamente degli altri, pena il prolungarsi delle crisi sanitarie ed economiche, ed un assaggio di questo ravvedimento dei cosiddetti “sovranisti” lo abbiamo avuto nel Regno Unito con la ciliegina sulla torta del contagio di Boris Johnson.
Detto questo la reazione e la consapevolezza ancora non sembra esserci stata, poche le riunioni dei cosiddetti Grandi della Terra, ma non tarderà ad arrivare.
Per questo incominciare a dubitare della solidarietà Europea o muoversi in una direzione scomposta applicando uno schema ideologico autarchico che riempie più la bocca di chi formula più volentieri slogan che proposte pratiche concrete è fuori logo, e non corrisponde alle necessità di Governare il dopo-crisi.
L’Unione ha sospeso il patto di stabilità e non era affatto scontato che accadesse: allargare le maglie del bilancio, indebitarsi diventa una necessità per i paesi che appaiono più colpiti in termini sociali ed economici dall’ondata pandemica. Quello che naturalmente non sarà possibile fare è corrispondere al Memorandum della benevolenza Europea intervenendo sulla spesa sociale così come la trimurti fece fare alla Grecia, che per rientrare dei suoi debiti operò poderosi tagli alla Sanità che oggi si renderebbero insopportabili per qualsiasi paese civile.
Quello che non si potrà più fare, a differenza di quanto sostenuto dai tedeschi, è rimettere il vincolo una volta cessata la Crisi, essendosi parimenti indebitata la Germania per altrettanti 156 miliardi sarà difficile e complicato anche per lei assecondare delle regole a cui si è affezionata sapendo che il debito avrà superato i limiti dovunque.
In questa direzione, nonostante si sia avvertito il contrario, va interpretato il generico “statement” del Consiglio Europeo dell’altro giorno. Non ci si è messi d’accordo sul come fare fronte alle crisi economiche incombenti ma si è sottoscritto un patto di reciprocità e di mutualizzazione delle responsabilità fra ventisette paesi. Questo accordo attende adesso soltanto una guida politica e presto l’avrà.
Il Caso, o la sorte, ha voluto che nel mese di Luglio sarà la Germania a guidare la Comunità per sei mesi, e siamo convinti che essa non si sottrarrà dal suo obbligo europeista e determinerà un’accelerazione anche nel sostenere le linee di politica finanziaria che per molto tempo hanno rappresentato un tabù di carattere ideologico.
La Germania d’altronde resta uno dei paesi europei più democratici e obbligata ad un comportamento multilaterale,ed il fìo nella coscienza internazionale per avere determinato due conflitti bellici non è stato pagato e, nonostante un’insorgenza nazional populista in alcune regioni più povere, c’è in lei la fredda e determinata volontà di allontanare da sé l’accusa di non avere smesso i panni di una genìa che cela il suo piglio totalitario.
Più che i prestiti e le donazioni post-belliche e in occasione delle riunificazione il Mondo sembra non aver perdonato alla Germania la devastazione umana che determinò la lunga parentesi nazista.
Per questa ragione i tribunali tedeschi continuano, a oltre sessant’anni dal conflitto bellico e dalla scoperta dei campi di sterminio, a processare i loro cittadini, oggi è alla sbarra ad Amburgo addirittura un 93enne che svolgeva la mansione di guardia a Stutthof; processi di questa natura riguardano quello sforzo collettivo di rimozione del passato che la Germania sta cercando faticosamente di operare.
La debolezza tedesca determina una condizione in più perché essa si motivi ad essere una guida politica reale dell’Europa giunta ad un bivio. Bisogna ricordare la saggezza dei latini “simul stabunt simul cadent” per rafforzare non l’idea romantica dell’Europa dei popoli ma la sua efficacia nei momenti di crisi. Si potranno sbagliare le rotte, non a tutti appare convincente l’emissione di un titolo della crisi, ma non gli approdi che trasformano questa drammatica crisi economica e sociale in una strordinaria occasione di rilancio poltico.