Finisce la vicenda giudiziaria che nel 2016 aveva colpito il direttore di Telejato, Pino Maniaci, che era stato sottoposto all’obbligo di dimora nelle province di Trapani e Palermo in quanto finito nelle maglie di un blitz antimafia in cui furono arrestate 9 persone accusate di far parte della famiglia mafiosa di Borgetto.
Oggi, il giornalista tira un sospiro di sollievo e afferma con convinzione: “E’ evidente che sono finito nell’occhio del ciclone a causa delle nostre inchieste sul sistema Saguto e i beni confiscati, che venivano spolpati senza che nessuno se ne accorgesse”.
Maniaci è stato assolto dall’accusa di estorsione, che proprio nel 2016 a seguito di un provvedimento giudiziario era stata sottoposto all’obbligo di dimora. Mentre il giudice monocratico di Palermo lo aveva condannato ad un anno e cinque mesi per diffamazione con un risarcimento per le parti civili da quantificare in sede civile e una provvisionale esecutiva sempre per le parti civili.
“La procura ci fa una figura di m… alla sentenza che mi assolve per le estorsioni”, aveva dichiarato il direttore dell’emittente Telejato quando il processo si era concluso. Il pm Amelia Luise aveva chiesto la condanna a 11 anni e sei mesi di carcere, poiché lo riteneva responsabile di essere l’estortore degli ex sindaci di Borgetto e Partinico.
“E’ stata ristabilita la fiducia nella giustizia seriamente messa a rischio dopo una richiesta di condanna in qualche modo indecente” ha dichiarato l’ex Pm Antonio Ingroia, avvocato e difensore di Maniaci. Le accuse sono state quelle di aver ammorbidito gli editoriali televisivi, per una somma pari a 366 euro.
“Sono stato l’unico caso al mondo a commettere un’estorsione con regolare fattura”, ha affermato con sarcasmo Maniaci, che durante il processo ha esibito tutta la documentazione contabile della cifra incassata per una sponsorizzazione. Nel caso di diffamazione Maniaci, invece, è stato condannato e le parti offese sono il giornalista Michele Giuliano e il pittore Gaetano Porcasi.
La vicenda risale al periodo in cui giornalista era stato coinvolto nel blitz antimafia Kelevra della Dda di Palermo, in cui furono arrestate 9 persone della famiglia mafiosa di Borgetto e l’indagine si avvaleva di un video in cui si documentava le riprese delle microspie piazzata dagli investitori e che erano state registrate nell’ufficio del sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, durante un incontro con Maniaci, con l’audio delle presunte richieste estorsive in sottofondo.
Ma erano state anche intercettate conversazioni in cui il giornalista commentava delle intimidazioni, che secondo la stampa internazionale venivano dalla mafia, tanto da inserire Maniaci nella lista dei cento eroi mondiali dell’informazione da “Reporter senza frontiere”.
“Quel video è stato completamente smontato durante il processo – ha detto Maniaci – ed è emerso che per la questione dell’estorsione, era stato fatto un collage, per le intimidazioni, io in realtà non ho mai realmente saputo chi è stato l’autore, ne tantomeno i carabinieri hanno fatto indagini specifiche”.
Le inchieste su Maniaci erano iniziate nel periodo in cui Telejato, si occupava di alcune vicende giudiziarie che riguardavano la gestione della sezione misure di prevenzione di Palermo, Silvana Saguto, che successivamente verrà rimossa e che solo da poco tempo è stata condannata.
“Leggendo le carte del processo di Caltanissetta-continua Maniaci- è evidente che sono finito nell’occhio del ciclone a causa delle nostre inchieste sul sistema Saguto e i beni confiscati, che venivano spolpati senza che nessuno se ne accorgesse, doveva arrivare la televisione più piccola della Sicilia ad occuparsene, come se non ci fossero altri giornalisti, ma così è andata”.
La procura antimafia diretta da Francesco Lo Voi adottò i provvedimenti restrittivi in cui venne coinvolto Pino Maniaci e avvenne alcune settimane l’anniversario della strage di Capaci in cui morì Giovanni Falcone.
“Non avevano nessuna prova e hanno costruito un’accusa così infamante nei miei confronti – conclude Pino Maniaci – vorrei che questa storia fosse chiara, io non ho smesso ne smetterò di fare il giornalista”.