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Guerra in Ucraina: Vertice di maggioranza incandescente

by Redazione

La maggioranza è in bilico e il presidente del Consiglio Mario Draghi non è riuscito a trovare un’intesa.

Il governo aveva proposto di inserire nel testo l’impegno di continuare ad aggiornare puntualmente il Parlamento in occasione dei vertici internazionali, come i summit Nato e G7, nel caso di nuovi invii di armi. Ingorando ancora una volta i suoi doveri nei confronti del Parlamento.

Ma il tentativo dell’esecutivo di aggirare ancora una volta l’organo Sacro in merito a decisioni così rilevanti scatena il dissenso dei cinquestelle che hanno fatto barricata. Infatti, nel decreto precedente non si prevedeva alcun voto del Parlamento.

E mentre a Roma si discute animatamente, il numero uno di Confindustria Carlo Bonomi è andato personalmente a Kiev per incontrare il presidente ucraino Zelenskiy e iniziare ad accordarsi per la ricostruzione che prima o poi dovrà avvenire.

I soldi europei per la ricostruzione dell’Ucraina potrebbero essere un bel premio su cui mettere le mani per il presidente di Confindustria e nel frattempo Zelenskiy torna a ribadire il suo messaggio: “Vorrei cercare di convincere tutti quanti ad aiutarci, è una questione di vita o di morte per noi. L’Ucraina ha bisogno di aiuto: rifornimenti, alimenti, armi ed equipaggiamenti moderni”.

Poi il presidente parla della candidatura dell’Ucraina come Stato membro dell’Ue e aggiuge: “Stiamo facendo ogni giorno tutto il possibile per fare in modo che non ci siano dubbi sulla candidatura dell’Ucraina. Lo meritiamo. Proviamo ogni giorno che siamo già parte dell’Europa unita, anche dello spazio di valori”, afferma Zelensky.

Si può comprendere la tentazione di Zelenskiy di ribadire il messaggio di aiuto al presidente di Confindustria quando si parla della ricostruzione in Ucraina, che elargirà soldi sempre ai soliti pochi mentre la popolazione piange lacrime amare per i costi della guerra, ma il tentativo del presidente del Consiglio di ignorare costantemente i suoi doveri nei confronti del Parlamento su decisioni così importanti è inconcepibile nel nostro sistema democratico. C’è bisogno di un cambio di rotta.

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