Home Cronaca Green Pass: La protesta non violenta dei portuali di Trieste viene “bullizzata” dalle forze dell’ordine

Green Pass: La protesta non violenta dei portuali di Trieste viene “bullizzata” dalle forze dell’ordine

by Romano Franco

Dopo la protesta ad oltranza dei manifestanti del “No Green pass” che stazionano davanti al Varco 4 del molo VII di Trieste, la polizia è giunta con mezzi in tenuta antisommossa per invitare i manifestanti a disperdersi “in nome della legge”, azionando idranti.

Subito dopo l’invito degli agenti e la vessazione subita con l’uso degli idranti per “rendere fluida l’attività del porto”, i manifestanti si sono seduti nuovamente tenendosi per mano o abbracciandosi, mentre i mezzi della polizia hanno avanzato lentamente per poi fermarsi.

“Non siamo violenti, toglietevi gli scudi”, “Arretrate”, “Pace, amore e libertà”. Così urlano i manifestanti ai poliziotti. C’è chi prega con il capo chino, c’è chi tra le lacrime dice ‘Io da qui non mi muovo, fino alla fine’. “Siamo disarmati, abbiamo bambini a casa, vergogna”, urla una donna. Difficile darle torto.

Giusta o sbagliata che sia, nella protesta, insieme ai soliti “fancazzisti della ultima ora” che giungono alle manifestazioni per ammazzare la noia o per fare un po’ di attività fisica, vi è gente che soffre per problemi reali e concreti che, per superficialità da parte dello Stato, o vengono trascurati o completamente ignorati, come denuncia Stefano Puzzer, leader della protesta dei portuali. “Sono in lacrime – dice Puzzer – sono triste per queste persone. Stiamo pregando. Siamo tutti qui tranquilli”.

Uno dei lavoratori ha accusato un leggero malore durante le prime fasi concitate dello sgombero ed è stato allontanato dalla folla dai colleghi. Un’ambulanza è giunta poco dopo per soccorrerlo.

L’istigazione da parte degli agenti stuzzica una prima reazione dei manifestanti con una escalation che ha innescato le prime cariche della polizia con alcuni fermi.

Non contenti del loro risultato, gli agenti, ritornano alla carica ancora una volta per tentare di disperdere la folla tramite l’utilizzo degli idranti, quasi in maniera provocatoria e per istigare una risposta violenta, ma la manifestazione continua la sua resistenza.

Non è in alcun modo giustificabile la forza contro una protesta pacifica, e l’acqua buttata addosso ai manifestanti, con i 9 gradi centigradi della mattina, non rende l’avventura di certo piacevole, senza considerare il rischio polmonite per più di mille persone.

Al posto di inviare dei funzionari per capire il problema e cercare una soluzione, anche solo per spiegare o far capire, hanno pensato bene di provocare ulteriormente gente disperata, che ha paura e che in un certo senso viene messa a tacere grazie ad atteggiamenti da “bullo” atti da una Forza che dovrebbe tutelare quelle persone e non attaccarle, visto che si tratta di una lotta non violenta.

Condivisibile o meno la protesta, la lotta non violenta dei portuali di Trieste commuove nelle scene e nelle parole.

Nonostante i soprusi della polizia, questi nostri concittadini, non si muovono, non si piegano e portano avanti una protesta pacifica che sta dando una dimostrazione di forza molto più imponente di mille bombe.

Ignorare ulteriormente la violenza e utilizzare il pugno di ferro contro questa gente è il miglior modo per accrescere,  intensificare e infervorare la lotta. Non ci vuole uno dei “migliori” per capirlo.

Le forze dell’ordine dello Stato non vanno utilizzate in questo modo. Ma la gente si chiede, è davvero questa l’impronta data dal ministero degli Interni?

Pugno di ferro contro chi manifesta pacificamente e indulgenza e tolleranza allo stremo contro chi utilizza la protesta in maniera violenta, come i facinorosi di Forza Nuova, distruggendo e attaccando tutto e tutti. Se questa è la lezione morale ed etica impartita dai migliori, c’è sicuramente qualcosa di sbagliato nella nostra società.

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