Enrico Maria Ruffini, il numero uno dell’Agenzia delle Entrate, non ha dubbi e secondo il suo avviso l’evasione fiscale può essere combattuta e vinta grazie alle nuove tecnologie: “Negli ultimi anni la digitalizzazione ha permesso significativi passi avanti e il patrimonio di dati e informazioni di cui disponiamo consentirebbe risultati ancora maggiori. Ma se non siamo autorizzati a utilizzarli, la lotta all’evasione fiscale avrà sempre le armi spuntate: è come avere un bolide ma tenerlo parcheggiato in garage”.
Però a quanto pare i dati necessari a scoprire gli evasori non possono essere usati. E il motivo principale sarebbero proprio, manco a dirlo, le varie normative sulla privacy. “Abbiamo una grande risorsa che potrebbe essere utile a tutti noi. Mi riferisco alla montagna di evasione fiscale che se recuperata potrebbe essere messa a disposizione di un progetto comune e per far ripartire il motore del Paese, perché con poca benzina non si può andare lontano”, afferma il Direttore generale dell’Agenzia delle Entrate e continua dicendo che l’evasione “è ancora troppo elevata per varie ragioni a partire dalle radici storiche e culturali. In realtà, però, i dati degli ultimi anni ci dicono che sta lentamente diminuendo. E oggi la pandemia ci ha fatto capire ancora di più quanto sia importante pagare le tasse per avere servizi essenziali efficienti”.
Ruffini ha una vasta esperienza nella struttura dello Stato quindi, è l’uomo giusto per spiegare come vanno le cose in questo settore in cui la politica sconta ritardi e inadempienze inammissibili: “Negli ultimi anni la digitalizzazione ha permesso significativi passi avanti e il patrimonio di dati e informazioni di cui disponiamo consentirebbe risultati ancora maggiori.
Ma se non siamo autorizzati a utilizzarli, la lotta all’evasione fiscale avrà sempre le armi spuntate: è come avere un bolide ma tenerlo parcheggiato in garage”.
Ruffini chiarisce con lucidità: “Premesso che la tutela dei dati personali è doverosa, ma occorre trovare il giusto equilibrio, altrimenti il diritto del singolo prevarica quello della collettività a disporre delle risorse derivanti dal pagamento delle tasse”.
E per finire per il numero uno dell’Agenzia delle entrate ormai “sono maturi” i tempi per una riforma fiscale “che sia ampiamente condivisa per garantire che le nuove regole abbiano una certa stabilità nel tempo ed evitare che dai cittadini alle imprese agli operatori del settore, amministrazione compresa, debbano continuamente adattarsi a mutate cornici normative”.
I nodi più importanti a cui bisogna mettere mano c’è quello della “giungla di norme che caratterizzano l’intero sistema tributario. Ma le leggi, da sole, non sono sufficienti a cambiare la vita dei cittadini. Anche la migliore delle norme senza un’amministrazione in grado di attuarla diventa inefficace. Alla pubblica amministrazione servono risorse infrastrutturali, capacità organizzativa e, dunque, risorse umane sempre più specializzate”.