Home Storia dei socialisti Enrico Gonzales, il brillante avvocato socialista amico di Turati e Saragat

Enrico Gonzales, il brillante avvocato socialista amico di Turati e Saragat

by Rosario Sorace

Enrico Gonzales, brillante avvocato milanese, è stata una figura importante e significativa della storia del socialismo milanese e italiano. Iniziò la sua pratica di giornalista nel 1903 scrivendo per la rivista socialista pavese La Plebe e dopo la laurea in legge iniziò una brillante carriera forense.

A trentadue anni fu consigliere provinciale di Milano e presidente del Consiglio Provinciale di Milano sino al 1923. Dal 1922 al 1924 divenne anche consigliere comunale di Milano. Difese legalmente Benito Mussolini, direttore dell’Avanti! che era stato querelato per diffamazione, ottenendone l’assoluzione.

Lo difese anche nel 1915, quando il futuro duce era divenuto direttore del Popolo d’Italia, ed era stato querelato ancora una volta per diffamazione e anche in questo caso Mussolini fu assolto. Alle elezioni politiche anticipate del 15 maggio 1921 fu eletto Deputato per il Partito Socialista nella circoscrizione Milano – Pavia. Partecipò il 4 ottobre 1922 al congresso in cui si costituì il Partito Socialista Unitario (PSU). Il 27 gennaio 1924, a Genova.

Si era appena aperta la campagna elettorale per le elezioni politiche e Gonzales venne aggredito da un gruppo di squadristi e venne ricoverato in ospedale per una decina di giorni. Venne eletto deputato per il Partito Socialista Unitario. Il 30 maggio Giacomo Matteotti nel suo intervento pronunziato alla Camera dei Deputati in cui denunciò i brogli elettorali fascisti fece anche riferimento alle violenze subite da Gonzales.

Lo stesso avvocato socialista, il 12 giugno 1924, due giorni dopo il rapimento di Matteotti tenne un infuocato discorso alla Camera in cui attaccò Mussolini dichiarandolo responsabile della scomparsa del deputato Matteotti. Gonzales si distinse per la passione intensa e il forte impegno tra gli aventiniani.

Fu un fedele amico di Filippo Turati contò sempre su di lui nella battaglia politica perché fu un uomo affidabile, coerente e onesto. Il 13 luglio 1925 si celebra a Firenze il processo ad Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini per la pubblicazione clandestina del periodico antifascista “Non Mollare”.

Gonzales si recò a Firenze per solidarietà nei confronti degli imputati e dei difensori Nino Levi e Ferruccio Marchetti. All’uscita del Tribunale, dopo il proscioglimento degli imputati, avvocati ed amici furono selvaggiamente aggrediti dalle squadracce fasciste.

Gonzales finirà in ospedale in seguito alle gravi ferite riportate. Nel novembre 1926 sono promulgate le leggi liberticide e vengono sciolte le Camere, cosicché anche Gonzales decadde dalla carica di Deputato. Nel dicembre 1926 passa alcuni giorni a San Vittore, accusato di complicità nell’espatrio di Turati.

Nel 1927, dopo aver ottenuto un regolare visto per recarsi all’estero per motivi di lavoro, parte per la Grecia e la Turchia. L’8 marzo 1927 scrive da Costantinopoli una lettera molto tormentata a Filippo Turati in cui cerca di palesare i motivi del suo disincanto nei confronti della politica.

Scelse comunque di ritornare in Italia e di dedicarsi esclusivamente alla professione legale, non collaborando mai con il regime fascista e preservando fieramente la propria indipendenza morale. Sin dagli anni trenta Gonzales è impegnato in numerosi processi e uno dei più noti è quello celebrato a Milano nel 1941 in cui sono imputati i Frati di Erba, accusati di avere rapito e ucciso la donna di servizio Fiora Rigamonti.

Dopo la fine del fascismo e dal 1945, ripristinata la vita democratica, Gonzales è chiamato a fare parte della Consulta Nazionale per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria e ricominciò la sua attività politica. Nel 1946 rifiuta la candidatura all’Assemblea Costituente.

Il 9 gennaio 1947 quando avvenne la scissione di Palazzo Barberini, si schierò in modo convinto con Giuseppe Saragat nelle file del PSLI che successivamente divenne il PSDI. Nelle elezioni del 18 aprile 1948 fu eletto al Senato nella lista di Unità Socialista con 13.676 preferenze nel collegio di Milano. Non dismise mai la sua attività professionale e nel 1951 è uno dei difensori di un celebre processo a carico di Carlo Candiani, accusato di avere ucciso la cameriera Silvia da Pont a Busto Arsizio.

Il 20 marzo 1953 nell’aula del Senato annunciò il voto favorevole del suo gruppo alla legge voluta De Gasperi che assegnava il 65% dei seggi della Camera dei Deputati alla lista o al gruppo di liste apparentate in caso del raggiungimento del 50% più uno dei voti validi.

La cosiddetta “legge truffa”, come la definì Piero Calamandrei, suscitò scontri nella vita politica e parlamentare e furono lunghe e accese le polemiche. Gonzales venne fatto oggetto di insinuazioni ed accuse da parte degli avversari politici che sedevano nelle file del PSI e del PCI. Indebolito politicamente alle elezioni politiche del 1953, fu sollecitato a ricandidarsi dai compagni di partito, ma non venne rieletto, anche a causa del tracollo elettorale del PSDI che dal 7,07 passò al 4,52%.

I partititi della maggioranza persero tutti insieme il 12% e questo risultato perdente comportò il mancato raggiungimento alla Camera del quorum necessario a far scattare il premio di maggioranza attribuito dalla “legge truffa”.
Il Comune di Milano nel 1963 conferì a Gonzales la medaglia d’oro di benemerenza, mentre nel 1964 viene attribuita all’avv. Gonzales la medaglia d’oro per il 50° della sua iscrizione all’albo forense milanese.

Nel 1965 il primo di Luglio morì lasciando un vivo rimpianto e uno splendido ricordo in chi l’ha conosciuto. Nella “Giornata della Riconoscenza”, la Provincia di Milano gli conferì la medaglia d’oro alla memoria, annoverandolo tra i benemeriti della Provincia.

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