Home Cronaca Dopo 32 anni un’altra mezza sentenza sul delitto di Mauro Rostagno

Dopo 32 anni un’altra mezza sentenza sul delitto di Mauro Rostagno

by Rosario Sorace

Un’altra mezza sentenza su un delitto di mafia avvenuto oltre trent’anni fa. Vi è infatti una condanna definitiva con l’ergastolo nei confronti del mandante del boss mafioso Virga, sull’omicidio di Mauro Rostagno, mentre resta ignoto su chi eseguì il delitto.

Sono passati 32 anni dall’uccisione del giornalista e sociologo e, dopo tanto tempo, resta un mistero l’identità dei killer che spararono con i due fucili. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna emessa dai giudici di Appello di Palermo, che hanno condannato il boss mafioso e al tempo stesso hanno assolto Vito Mazzara dall’accusa di essere il killer.

Si conferma il contesto mafioso dell’omicidio che dopo decenni di processi è stato ucciso dalla mafia siciliana e adesso viene confermata definitivamente la condanna del boss Vincenzo Virga, mentre Vito Mazzara viene scagionato “per non aver commesso il fatto”.

Il procuratore generale Gianluigi Pratola aveva richiesto di annullare la sentenza, invocando di procedere ad appello bis. Tuttavia i giudici della prima sezione penale hanno emesso la sentenza definitiva che “ha confermato il contesto mafioso dell’omicidio, e questo è importante”, ma “è un peccato che resti un vuoto sugli esecutori materiali del delitto”, afferma l’avvocato Fausto Maria Amato, che è legale di Chicca Roveri, compagna del giornalista, e di Maddalena Rostagno, che è la figlia di Rostagno.

Il giornalista fu ucciso il 26 settembre 1988 a Valderice (Trapani), in contrada Lenzi, nei pressi della comunità di recupero tossico dipendenti della Saman che dirigeva. Per anni le indagini si sono dirette verso varie piste mentre venne trascurata quella mafiosa che era il vero movente dell’omicidio poiché i boss lo odiavano e volevano eliminarlo.

Nel processo di primo grado la cui sentenza è stata emessa soltanto nel maggio 2014 furono condannati appunto Vincenzo Virga, capo della mafia di Trapani, che venne riconosciuto quale mandante e Vito Mazzara, che era un killer di Cosa Nostra, detenuto per omicidi di mafia, venne ritenuto dai giudici colui che uccise Rostagno.

Mentre poi in appello quest’ultimo che era stato chiamato in causa da un esame del dna estratto dal sottocanna del fucile compatibile al 99,9% con il suo è stato assolto. Si operò una svolta nell’indagine sull’omicidio Rostagno quando la Squadra Mobile di Trapani riuscì a far riaprire le indagini esaminando del dna sui resti del fucile utilizzato quella notte.

Mauro Rostagno fu una personalità poliedrica e dotato di una forte coscienza politica. Decise di lasciare Trento dove si laureò in Sociologia e dove condusse intense lotte studentesche. Prima svolse una lunga permanenza a Milano in cui fondò il circolo Macondo, poi andò in India seguendo le orme del guru di fama mondiale Osho.

Ritornò in Italia con Francesco Cardella, creando a pochi chilometri da Trapani la Saman, una comunità di recupero tossicodipendenti. Divenne immediatamente la figura principale di una televisione locale Rtc. Discusse a ruota libera della mafia e dei suoi affari in cui fece senza peli sulla lingua e senza paura alcuna nomi e cognomi di mafiosi coinvolti in loschi traffici.

Due killer lo uccisero mentre stava rientrando in comunità a bordo della sua auto. La procura indagò negli anni novanta anche un uomo, già condannato per mafia, Franco Orlando, che venne accusato di essere il secondo killer del giornalista, ma l’inchiesta fu archiviata.

Sulle indagini vi sono stati anche i soliti depistaggi e sono ancora in corso davanti al Tribunale di Trapani un procedimento contro dieci persone, tra cui esponenti delle forze dell’ordine, accusati di falsa testimonianza. In quegli anni a Trapani operò il centro studi Scontrino, all’interno della quale era sorta la Loggia Iside 2 dove si forma un torbido intreccio degli interessi di mafia, politica e massoneria e in una città in cui fu aperta una sede di Gladio denominato Centro Scorpione.

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