A nulla sono servite le trattative nella giornata di ieri; la macchina si era rotta da tempo e senza capirne il reale motivo, poiché Renzi, dall’alto del suo infantilismo, ha passato ore ed ore dicendo tutto e non dicendo niente, cercando di mascherare per l’ennesima volta la mancanza di contenuti nella sua critica.
In una interpretazione teatrale alla Shakespeare si è avviato verso una tragedia redatta da sé stesso che, volente o nolente, presto vivrà in prima persona. Ha formato il governo per non darlo nelle mani di Salvini e Meloni e glielo serve su un piatto d’argento nell’ora più buia. Chi lo capisce è uno bravo. Nemmeno il signor Freud riuscirebbe a dare un senso alla sua strategia autodistruttiva.
Dopo l’annuncio di Renzi e le dimissioni delle ministre di Italia viva, Bellanova e Bonetti, e del sottosegretario Scalfarotto, il governo Conte Bis si è definitivamente chiuso e chi pensa di mandarlo avanti a “mozzichi e bocconi” è un illuso. Ci sono troppi nemici in quell’aula per portare ad un accordo prolifico. Purtroppo, a mio parere, non c’è motivo di continuare questa inutile farsa: ‘Renzi ha consegnato il paese nelle mani dei sovranisti senza dare una reale spiegazione’, non si può fare finta di nulla e non si può non condannare tale gesto. Per una volta è chiamato ad assumersi le sue responsabilità, senza scuse alla mano.
Il presidente della Repubblica ha chiesto al premier, e alla maggioranza di governo, “una soluzione rapida”. A sera, aprendo il Consiglio dei ministri, il premier annuncia di aver informato il Quirinale e accettato il passo indietro di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Teso, parla di “grave responsabilità” e “notevole danno al Paese” prodotto da un gesto che non può essere sminuito. Afferma di aver cercato “fino all’ultimo utile” il dialogo ma il terreno è stato “disseminato di mine”.
Dopo la batosta presa, si tratta di un’ultima spiaggia per Conte che dovrà preparare la sua resistenza con una conta in Aula fino all’ultimo pezzo. Così nel primo Consiglio dei ministri senza Iv, non fornisce alcun cenno di dietrofront, trattando ormai Renzi da avversario.
La strategia sarebbe quella di temporeggiare, non dimettersi oggi stesso, ma assumere su di sé l’interim dei ministeri vacanti, Agricoltura e Famiglia, per il tempo necessario ad approvare “provvedimenti fondamentali”. Solo in un secondo momento, quando avrà la certezza dei numeri, andrà alla resa dei conti pubblica.
Nel frattempo, Conte chiama la sua squadra a testimone e arrivano i tweet all’unisono dei ministri M5s, Pd e Leu. “#AvanticonConte”, è l’hashtag. Lo twitta dal Pd anche Nicola Zingaretti: “Ora è a rischio tutto, è una scelta incomprensibile”, è il suo attacco a Renzi. Ventiquattro ore per far decantare lo schiaffo subito, e per permettere ai partiti di maggioranza di ragionare sul da farsi. E poi eventualmente presentarsi alle Camere con un discorso che faccia un appello largo alla responsabilità. Oggi Pd e M5s riuniranno i loro vertici per valutare la crisi, consapevoli che in maggioranza c’è chi, come una parte dei Dem, ha ancora dubbi sull’ipotesi di sostituire Iv con un gruppo di “responsabili”.
Ma ci sono altri scenari all’orizzonte, Bruxelles non starà a guardare e chiederà al più presto una maggioranza produttiva per il nostro paese; ritornano calde le ipotesi di un governo tecnico che possa amministrare fino alle prossime elezioni, e i nomi più gettonati sono: Draghi e Cartabia.
Nel frattempo la Bonetti parla delle sue dimissioni: “Le mie dimissioni sono lo spazio perchè questo tavolo per riprogettare il Paese, sempre rimandato, finalmente si apra. Non si può più rimandare, proprio perché siamo in crisi bisogna agire, il tema non è Conte ma la risposta politica”. Lo la detto la ministra dimissionaria per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a Radio 24. “La maggioranza c’è quando sostiene un progetto di governo. Abbiamo ritenuto di uscire e di dare le dimissioni in modo inedito, perché pochi lasciano le poltrone, per ricostruire un progetto di governo per il Paese che sia utile e realizzabile”.
Poltrone, poltrone, poltrone! Oramai quando si parla di questo termine anche al più moderato escono gli occhi fuori dalle orbite. Si pensa, nel pensiero comune, che dicendo termini come ”poltrone” o ”like” si possa prendere per i fondelli una certa cerchia di persone, forse si o forse no, però basta con queste bugie; chiudere e sbattere la porta per essere ascoltato è una strategia improduttiva oltre che infantile.
Ritornare indietro non si può più e non si deve più! Il dialogo si ottiene parlando ad un tavolo e non mettendo in piedi teatrini fastidiosi per puntare al rialzo. La strategia di Renzi lascia il tempo che trova ed è frutto di una boria incontrollata che lo porta a pensare di essere indispensabile per questo governo e di poter essere accontentato per ogni suo capriccio. Si pianga addosso adesso, magari cresce!