E non è colpa mia se esistono carnefici se esiste l’imbecillità, diceva Franco Battiato, e se le panchine sono piene di gente che sta male, a quei carnefici, di sicuro, non gliene fotte nulla dei diritti e dei doveri. Così è stato per quanto riguarda il quesito referendario sull’eutanasia.
“La Corte costituzionale – si legge in una nota – si è riunita oggi in Camera di consiglio per discutere sull’ammissibilità del referendum denominato “Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)”.
La stupida giustificazione di questa obiezione viene evidenziata quando l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.
Una specie di stronzata moralista che non sta né in cielo e né in terra. Mali incurabili come i loro non si augurano a nessuno e prolungare l’agonia di chi già soffre e si dispera, in quella maniera, è proprio disumano. Al contrario di quanto la Corte Costituzionale voglia far intendere.
La persona, a differenza di come la pensano i costituzionalisti, deve poter avere la facoltà di scelta. Chi più del soggetto coinvolto vorrebbe continuare a vivere una vita lunga e spensierata! Di sicuro più di tutti i falsi ipocriti che oggi si battono per tenere viva la sua agonia.
Se un male è irreversibile e porta con se atroci sofferenze non è giusto l’accanimento terapeutico, che tiene in vita le persone solo perché non è cristiano lasciarle morire in pace.
Il nostro Stato è laico; inoltre, vi è una forte volontà popolare che ha fermamente voluto questa riforma. Ma i giudici se la prendono con calma e torneranno a riunirsi domani mattina, a partire dalle 9,30, per il vaglio di ammissibilità sugli altri 7 quesiti presentati.
Per domani, dunque, si attende la decisione della Consulta sui 6 referendum in materia di giustizia e su quello sulla cannabis legale. Ma anche qui si prospetta un’altra Waterloo per la democrazia.
Appuntamento rimandato a giovedì pomeriggio per l’esame della proposta di legge sul fine vita alla Camera. E’ quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Intanto, dall’Associazione Luca Cascioni non si perde la fiducia e scrivono in una nota. “Il cammino verso la legalizzazione dell’eutanasia non si ferma. Certamente, la cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale sul fine vita renderà il cammino più lungo e tortuoso, e per molte persone ciò significherà un carico aggiuntivo di sofferenza e violenza. Ma la strada è segnata. L’Associazione Luca Coscioni non lascerà nulla di intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari, “dal corpo delle persone al cuore della politica. Il prossimo appuntamento è per l’11 e 12 marzo a Varsavia, per il Congresso del Movimento paneuropeo Eumans convocato insieme all’associazione Luca Coscioni per aprire un fronte europeo di iniziative per la libertà di scelte di fine vita e per l’abrogazione delle norme proibizioniste a livello europeo”.
La reazione di Welby e Cappato
“Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia”, dice Marco Cappato.
“Sull’eutanasia proseguiremo con altri strumenti, abbiamo altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e dj Fabo. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina”.
Anche Mina Welby si dice delusa. “Provo tanta tristezza pensando alle persone più vulnerabili le cui richieste resteranno inascoltate. Io ero sicura che la corte avrebbe deliberato a favore di questo referendum e sono rimasta molto delusa. Rimane l’ultima “speranza” del Parlamento…vorrei personalmente fare qualcosa per sensibilizzare al tema, non so ancora cosa”, sottolinea Welby.
La reazione dei politici
“La bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull’eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa”. Così il segretario del Pd, Enrico Letta, scrive su twitter.
“Ci conforta che con il testo Perantoni, noi abbiamo un progetto normativo ben articolato. Ora quindi dobbiamo correre più decisi, sollecitare le altre forze politiche per portare avanti il nostro progetto”, dice il leader del M5S, Giuseppe Conte.
“Abbiamo un testo, una discussione già avviata, l’imperativo morale è dare una risposta al Paese e alle tante persone in difficoltà che chiedono procedure chiare e trasparenti davanti a condizioni di vita che appaiono irreversibili. Noi su questo dobbiamo essere in prima fila a incitare le altre forze politiche”, conclude Conte.
“Sono dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia”, dice il leader della Lega Matteo Salvini.
Gli ipocriti protettori delle libertà
Ma l’obiezione più dura arriva proprio da quelli che si autodefiniscono i protettori delle libertà. In prima fila vediamo Giorgia Meloni.
Ebbene, la leader di FdI non perde tempo e, così, sciorina la sua narrativa ipocrita che si dice sostenitrice della libertà di scelta, quando si porpone di combattere mascherine, vaccini o di restituire la parola agli italiani ogni fine settimana; ma, quando le si chiede di difendere i diritti di una libertà reale e concreta mossa da una forte volontà popolare, ecco che viene sfoderata tutta la falsità di cui la sua narrativa politica è intrisa.
“Sacrosanta la decisione della Corte costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum proposto dai radicali sull’omicidio del consenziente, anche se sano. Un quesito inaccettabile ed estremo che avrebbe scardinato il nostro ordinamento giuridico, da sempre orientato alla difesa della vita umana e alla tutela dei più fragili e deboli. Una sentenza di buon senso. C’è ancora spazio nel nostro ordinamento per difendere il valore della vita, come Fratelli d’Italia intende fare con il suo impegno”. Dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Ed è così che gira il mondo. Mentre da una parte qualcuno piange e soffre, dall’altra c’è chi ride. I detentori di 102 ospedali in Italia pronti per poter svolgere accanimenti terapeutici agevolati dalla legge.
Si tratta della Chiesa Cattolica, in particolare la Cei. I vescovi italiani, infatti, prendono atto “con favore” della decisione della Corte costituzionale che, con la decisione di oggi “ha confermato che l’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente è contraria al principio di tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.
“In attesa del deposito della sentenza, – si aggiunge – prendiamo atto con favore di tale pronunciamento. È un invito ben preciso a non marginalizzare mai l’impegno della società, nel suo complesso, a offrire il sostegno necessario per superare o alleviare la situazione di sofferenza o disagio”, che tradotto significa: ‘Più soldi per noi’.
Ma ad evidenziare il fatto che si è presa la giusta parte in questa battaglia vi è il commento più stupido di tutti, quello di Mario Adinolfi, che aggiunge: “La Consulta ha respinto il referendum sull’eutanasia, il Popolo della Famiglia ha spiegato per mesi che era un quesito irricevibile, tra le inutili irrisioni di chi non conosce il diritto. Avevamo spiegato a Marco Cappato che aveva raccolto le firme su un referendum imbroglio, sapeva benissimo che sarebbe stato respinto, ha cercato di costruire indebite pressioni sul sistema politico. Siamo lieti di aver viste riconosciute le nostre ragioni, la vita nell’ordinamento italiano è bene indisponibile. Grande vittoria dell’Italia prolife, è un 15 febbraio da ricordare”.
Il diritto alla vita è un diritto sacrosanto, ci mancherebbe e deve essere preservato. Ma è un diritto al quale tutti noi, abili motoriamente, in un momento di debolezza, possiamo rinunciare; tramite il suicidio.
Nessuno può decidere sulla vita altrui e non vi è Referendum o Corte Costituzionale che possa dire il contrario.
Arrivare al suicidio è una mossa disperata e terribile, ma se una persona abile è libera di mettere fine alla propria esistenza per un motivo X, perché una persona che soffre non può fare altrettanto visto che la sua sofferenza è molto più grande e intensa di qualsiasi altra persona?
Nel diritto naturale, ogni uomo è libero di agire fino a che non invade la libertà altrui. Ed ecco che qui viene spiegato a Meloni e Adinolfi cosa significa libertà.
Libertà non è concedere alla persona il diritto di infettare e occupare posti letto in terapia intensiva, facendo danno a chi non si può curare a causa di questa scelta, perché si vuole difendere il folle capriccio di non mettere la mascherina e di non tutelare se stessi e soprattutto gli altri; anzi.
La libertà di decidere emerge quando si concede una scelta che non fa del male a nessuno, se non a se stessi. Tipo quella di bere o di fumare.
Essere contrari all’aborto, quando si condanna una ragazza vittima di uno stupro all’obbligo di tenere in grembo il figlio del proprio stupratore; o essere contrari al suicidio assistito, quando l’unica sensazione che sente il paziente è sofferenza; rende sicuramente meno il concetto stesso di libertà tanto difeso dalla Capa di FdI.
La storiella raccontata da soggetti come Meloni e Adinolfi, oltre ad essere aberrante, è ignorante e opportunista. La libertà viene oppressa solo ed esclusivamente quando si impone una volontà, di altri, che quindi non ci riguarda.
L’Art. 13 della Costituzione, in questo caso, è illuminante quando prevede la punizione per ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.
La verità è che gli ipocriti stanno precludendo la libertà a gente che non si può muovere dal proprio letto d’ospedale. Cosa ci sarebbe di umano in questo?
In conclusione, l’unica obiezione che verrebbe da fare al Referendum sull’eutanasia è quella che, se ci fosse una vera giustizia, a votarlo sarebbero solo coloro ai quali viene rivolta la legge.
Nessuno può conoscere quella sofferenza meglio di loro e, sicuramente, non siamo nessuno da poter imporre la nostra volontà come, uomini sani, a coloro che patiscono la propria esistenza tra atroci sofferenze. Avanti con l’eutanasia! Basta chiacchiere.