Non tutti ricorderanno la favola di Chauncey Giardiniere, il personaggio interpretato da Peter Sellers nel film “Oltre il giardino”. Era la storia di un modesto giardiniere che parlava per luoghi comuni e metafore bucoliche il quale si ritrovò nel letto della moglie del più grande amico e finanziatore del presidente degli Stati Uniti e successivamente, dopo averne svolto il ruolo di consigliere, stava per prenderne il posto. Il classico “eroe per caso” che la cinematografia statunitense spesso ci ha rifilato accarezzando il tema populistico del “nulla è impossibile” per chiunque.
Ridendo e scherzando anche in Italia abbiamo salutato il “perfetto sconosciuto” (per stare in tema cinefilo) che è arrivato al vertice dell’esecutivo nazionale e che quest’oggi ha celebrato il centesimo giorno del suo secondo governo. Ma Giuseppe Conte non appare più lo sprovveduto avvocato che i cinquestelle hanno usato come foglia di fico per coprire la mancanza di personalità da proporre al paese. Piuttosto, nel giro di due anni ha mantenuto compostezza nel suo ruolo, cercato di padroneggiare alla bene e meglio i dossier internazionali e da avvocato del popolo si è guadagnato una certa benemerenza nell’establishment che gradisce sempre degli uomini politici che siano esecutori alla lettera dei loro desiderata e che soprattutto esigono un’Italia che resti al rango di fedele e silenzioso partner economico e militare.
Nel vociare scomposto dei teatrini improvvisati di questo scorcio di terza repubblica, il garbo e l’arzigogolato eloquio in avvocatese non ha conquistato gli italiani ma almeno non li ha disgustati.
Conte infatti va in presa diretta con il popolo senza vellicarne gli istinti più beceri e quando lo fa sprigiona una sintonia che sa tanto di democristiano degli anni Settanta. Un vestito blu che potrebbe essere il grigio che “non impegna e sta bene su tutto”.
Intanto sul Corrierone nazionale fissa agenda e cronoprogramma sino al 2023, anticipa al giornale della borghesia finanziaria i suoi obiettivi strategici e il comparto economico è ben lieto di offrire l’ennesima opportunità a un “tecnico” di traghettare il paese verso un periodo che è gravido di incognite e che nessuno è disposto ad affidare a tribuni del Nord. Tutto ciò nonostante Salvini abbia dismesso il costume del papeete per indossare i panni del benestante emiliano che non gli porteranno bene anche per l’insorgente stratagemma del “populismo anti-populista”, creato a suon di sardine inscatolate e pre-confezionate nelle fabbriche degli spin doctor bolognesi.
Conte sostiene di aver messo il paese e i suoi numeri in ordine, saluta il rinvio dell’Iva come una vittoria, l’orrore giudiziario dell’abrogazione della prescrizione come un’occasione per investire sulla giustizia e accelerare i processi, Alitalia e Taranto come due questioni aperte ma che possono essere risolte a breve, la crisi di governo permanente assorbibile con una verifica “ancien régime” da svolgersi nel mese di gennaio.
La “nave va”, insomma, in attesa del responso delle urne emiliane e nonostante il patto della sardina, stipulato nel mese di luglio per allontanare il pericolo dell’uomo che richiedeva i “pieni poteri”, si potrebbe rinsaldare al prezzo del mantenimento delle scelleratezze economiche e di riforme costituzionali che fanno impallidire qualsiasi democratico che si rispetti, dal Parlamento amputato al Processo senza fine passando dalla minaccia delle manette per gli evasori che rappresentano certamente una “indecenza nazionale” ma che non possono essere contrastati con leggi che scacciano per sempre investimenti e investitori.
Chauncey lo statista foggiano conferma la temperanza degli uomini che provengono dalla Capitanata. Lavoratori, costanti e ambiziosi. Silenziosi ma capaci di dare la zampata al momento giusto. I democristiani irpini hanno cercato di scorgere nell’uomo lo statista di Paternopoli, Fiorentino Sullo. Lui si è schernito perché ha modelli più blasonati. E ad ogni buon conto, per comprendere se sia stata solo una meteora, bisognerà aspettare l’anno nuovo. Per il momento, in ogni caso, alla corsa solitaria Giuseppe Conte ci pensa. Eccome.