La morte di Eugenio Scalfari segna un giorno triste per il giornalismo italiano e per il socialismo liberale. Lui che, secondo a pochi, dalla sua penna ha riportato fatti ed eventi storici dell’Italia dal dopo guerra in poi.
Il suo acume e la sua precisione nei dettagli hanno segnato la sua carriera di editorialista. Nato a Civitavecchia nel 1924, iniziò a lavorare da giornalista nel 1950, al Mondo di Mario Pannunzio e all’Europeo.
Pochi anni dopo, nel 1955, fonda con Arrigo Benedetti il settimanale L’Espresso, di cui diventa direttore tra il 1963 e il 1968 dopo essere stato nei cinque anni precedenti vicesegretario nazionale del Partito radicale.
Durante la sua guida, il giornale L’Espresso pubblica l’inchiesta del progetto golpista del Sifar, il servizio segreto militare allora dominato dal generale Giovanni De Lorenzo.
Dopo essere stato denunciato per diffamazione, viene condannato in primo grado ma assolto nei successivi gradi di giudizio.
Nel ’68 venne eletto deputato per il Partito socialista italiano e pochi anni dopo, nel 1974, fonda il quotidiano La Repubblica, dove ricoprirà il ruolo di direttore per vent’anni.
Dal rapimento di Moro alla fusione tra la chimica pubblica di Eni e quella privata di Montedison nella joint venture Enimont, Scalfari riporta molte delle irregolarità che in seguito verranno poi accertate dai processi di Mani pulite.
Negli ultimi anni in cui ricopre ancora il ruolo di direttore Scalfari si oppone fermamente all’ascesa politica di Silvio Berlusconi.
Durante la sua lunga carriera il fondatore di Repubblica scrive diversi libri tra cui: L’autunno della Repubblica (1969), Razza padrona (1974), Interviste ai potenti (1979), L’anno di Craxi (1984), La sera andavamo in via Veneto. Storia di un gruppo dal “Mondo” alla “Repubblica” (1986), Incontro con io (1994), Alla ricerca della morale perduta (1995), i romanzi Il labirinto (1998) e La ruga sulla fronte (2001), l’autobiografia L’uomo che non credeva in Dio (2008).
Dal laico al profano, Scalfari ha sempre ricoperto il suo ruolo con assoluta devozione nei confronti della verità e si è sempre comportato, nel bene o nel male, da grande professionista.
In molti che intraprendono lo stesso mestiere possono e devono prendere esempio dal suo giornalismo poiché la sua penna ha scritto e ha descritto la storia dell’Italia dal dopoguerra con coraggio, passione e devozione. Addio Eugenio Scalfari!