Home In evidenza Meloni prima parla di “dittatura” e poi condanna gli attacchi al “regime”. Ma ci è o ci fa?

Meloni prima parla di “dittatura” e poi condanna gli attacchi al “regime”. Ma ci è o ci fa?

by Romano Franco

Dopo le vicende di Roma avvenute sabato scorso, la ministra Lamorgese è finita pesantemente sotto attacco e sotto accusa da parte dell’opinione pubblica e dell’opposizione, per le mancate azioni e per la superficialità con cui ha gestito l’intera situazione.

Però, nonostante lo scenario poco facile e le difficoltà legate all’intervento, c’è proprio chi non resiste alla tentazione di dare il colpo di grazia alla ministra. Si tratta di Giorgia Meloni.

Proprio lei, Giorgia, l’eroina della Garbatella onnipresente, colei che ti cambia la tua vita con un “Puff”, che tutto sa e tutto può, che è sempre con tutti e a favore di tutti. Ma è proprio questo stesso errore fatto dai suoi predecessori populisti Renzi, Grillo e Salvini.

Questo atteggiamento di voler tenere sempre tutti felici, quando si governa, finisce per non soddisfare nessuno. Ma a Giorgia Meloni non importa questo, e, dopo aver passato parecchie ondate di covid a indurre la gente a pensare al concetto di dittatura, ad aver paura delle multinazionali senza scrupoli che ti minacciano la libertà con questo vaccino e ad avere paura dei burocrati europei, adesso si dice pronta a rigirare la frittata con la sua solita capacità di invertire e mistificare la realtà.

Così, come un “tourbillon”, fa suoi principi che fino all’altro giorno erano contrari ad ogni sua dichiarazione. “Ministro Lamorgese – dice Meloni – nella lista infinita delle sue inadempienze figura anche la vergogna della devastazione di sabato scorso a Roma ora le domande sono molto semplici lei è stata avvisata del fatto che in piazza c’erano anche delinquenti ai quali era stata interdetta la partecipazione a qualsiasi manifestazione perché considerati pericolosi per l’ordine pubblico? È stata avvertita che quelle persone avevano annunciato prima sui social e poi in piazza su un palco la loro intenzione di assaltare la sede della confederazione generale del lavoro? Lei conosceva la natura dell’organizzazione Forza Nuova che si dichiara fascista? E perché se aveva queste informazioni lei non ha agito di conseguenza proteggendo tanto la CGIL quanto le persone che legittimamente volevano manifestare contro il suo governo?”

Fin qui tutto giusto, le domande fatte dall’onorevole Meloni sembrano molto pertinenti e farebbero quasi presagire ad un dialogo costruttivo tra le parti

Al che, Lamorgese, interrogata risponde: “Presidente onorevoli deputati onorevoli interroganti chiamandoci ai disordini verificatisi a cosa sabato durante le manifestazioni di protesta contro il Green pass chiedono di conoscere i motivi per i quali non si è intervenuto per disporre i misure coercitive immediate nei confronti di appartenenti a forza Nuova noti per essersi Resi responsabili di gravi violenze in occasioni di analoghe manifestazioni. Inoltre viene chiesto per quale motivo il governo non abbia proceduto allo scioglimento di organizzazioni sovversive in maniera da garantire l’ordine e la sicurezza pubblica e al contempo la espressione del dissenso libero”.

“Riguardo alla dinamica dei fatti – aggiunge la ministra – è noto che il prossimo 19 ottobre svolgerò proprio presso quest’aula dettagliata informativa che si avvarrà delle relazioni che ho chiesto immediatamente al capo della polizia e al prefetto di Roma. Gli elementi già acquisiti consentono di analizzare la figura di Giuliano Castellino il quale anche in tale circostanza si è evidenziato per un deciso protagonismo elevatosi soprattutto in occasione del suo intervento in piazza del Popolo. Allorché ha preso la parola facendo riferimenti alla volontà di indirizzare il corteo verso la sede della CGIL. Giuliano Castellino e destinatario di Daspo della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza integrato da restrizioni alla mobilità dalle ore 6:30 la mattina fino alle ore 21”.

“Tuttavia – sottolinea Lamorgese – la scelta di procedere coattivamente nell’immediatezza nei suoi confronti non è stata ritenuta percorribile da parte delle autorità di pubblica sicurezza e da parte dei responsabili dei servizi di sicurezza che erano nella piazza della considerazione con intervento coercitivo eseguito in un contesto di particolare eccitazione e affollamento presentava l’evidente rischio di provocare reazioni violente da parte dell’interessato e dei suoi numerosi sodali con la conseguente degenerazione della situazione dell’ordine pubblico. La condotta di Castellino viene evidenziata in seguito anche in occasione dell’assalto alla sede della CGIL, che ha portato poi all’arresto suo e di altri esponenti di Forza Nuova. E la sua posizione è ora al vaglio della magistratura inquirente per le gravissime contestazioni mosse. Contestazioni che gli sono state mosse preciso peraltro che il Castellino è stato oggetto nel tempo di diverse segnalazioni all’autorità giudiziaria per le violazioni alle prescrizioni”.

Insomma un’ammissione di responsabilità che trova in alcuni casi le sue ragioni, ma non per Giorgia che, con la sua rabbia isterica, la logica e la ragione l’ha mandata alle ortiche tempo addietro, e quindi replica: “Ministro Lamorgese questa risposta non è solo insufficiente ma è offensiva nei confronti delle forze dell’ordine perché le scene di 7 agenti 7 lasciati a prendere le bastonate davanti alla sede della CGIL sono indegne, è offensiva per le persone che vogliono manifestare pacificamente contro il vostro governo ed è ed è offensiva verso il Parlamento che non è fatto di imbecilli”.

Dice Giorgia, anche se alle volte alcuni dubbi vengono riguardo questa dichiarazione, il che ci porta a pensare: Ma Giorgia Meloni, quindi, ci è o ci fa?

Bisogna ammettere che nemmeno Freud riuscirebbe a carpire una logica narrativa da quell’immenso convivio di balle spaziali.

Però è facile fare un’analisi meno superficiale sulla questione: Giorgia Meloni, dopo aver passato due anni interi a caricare l’arma contro il governo per riuscire furbescamente ad aumentare il suo consenso, ora chiede una risposta allo stesso denunciando una mancata tutela per quelle forze dell’ordine che erano minacciate da gente istruita e stimolata a delinquere proprio dalla sua logica narrante.

Non è un caso che la gente di quelle piazze faccia dichiarazioni molto simili a quelle fatte in passato da Meloni e Salvini. Anche se si dubita fortemente che gli intenti di entrambi fossero quelli di dar vita a questo “pseudo golpe”.

Gridare allo scandalo, quando il governo viene deciso dalle consultazioni è subdolo, instillare nella gente il concetto di dittatura sanitaria e di regime, scatena reazioni, proprio come quelle realizzate da Castellino e dai suoi.

Quindi, che oggi cercano vendetta per quella gente “bastonata” è una vera vergogna. Le parole di Meloni, come anche quelle di Salvini, hanno caricato di giorno in giorno quella platea di gente con problematiche, alle volte ignorate perché complesse, che non riuscendo a vedere lo scenario in maniera lucida veniva influenzato e caricato dall’infinito elenco di problemi complessi, senza soluzione immediata, esposti da FdI ogni giorno. Senza mai dare la minima parvenza di risoluzione nei confronti di quei problemi.

Ma perché risolverli quei problemi e perché analizzarli in maniera razionale, quando, il solo elencarli ha fatto balzare il partito di Giorgia dal 4% a oltre il 20%.

Insomma, questa narrativa battuta da tempo da un’estrema destra infima, oggi, ha finito per esplodere e per fare i suoi danni.

E quando Meloni in Parlamento chiede giustizia per le botte subite da quegli agenti davanti alla Cgil, si dimentica che quel ordine di picchiare duro arriva proprio dalla sua bocca quando, con quel tono isterico e poco razionale, adduce allo scandalo perpetuando le paure riguardanti la dittatura sanitaria, il regime e il vaccino, nei labilissimi Castellino & Co.

Troppo facile caricare l’arma e poi nascondere la mano cara Giorgia, si assuma le sue responsabilità che non sono poche.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento