Di Eugenio Magnoli
Era l’8 agosto di trent’anni fa quando la Vlora, una nave malconcia albanese, attraccò con più di ventimila persone al porto di Bari.
Quel giorno di agosto del 1991, chi ha assistito allo “spettacolo” non potrà sicuramente dimenticare quell’imbarcazione gremita di persone compresse che hanno viaggiato per il mar Adriatico alla ricerca di quella speranza che il loro Stato aveva precluso a causa del regime comunista.
La manovra di quella nave stracarica e malmessa è assai difficile, in molti si buttano in mare per l’eccitazione di essere arrivati sulla terra ferma e per scappare dai controlli delle forze dell’ordine, altri, invece, urlano in coro “Italia, Italia”, facendo il segno di vittoria con le dita.
La Vlora, vecchio mercantile costruito all’inizio degli anni Sessanta a Genova, era di ritorno da Cuba quel 7 agosto 1991 e, quando arriva al porto di Durazzo, un gruppo di migliaia di persone assale improvvisamente la nave e costringe il capitano, Halim Malaqi, a fare rotta verso l’Italia.
A ricordare l’evento ci pensa Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell’Arci, che ricorda l’approdo a Bari della nave con a bordo 20mila profughi che arrivarono in Italia in cerca di fortuna. Un grande esodo che ha segnato per sempre la storia dell’immigrazione dice Miraglia che aggiunge: “Quella che accolse i 20mila albanesi della Vlora sembra davvero una Italia diversa. C’era il razzismo, c’era la paura e c’era anche la strumentalizzazione politica, ma nulla a che vedere con quello che abbiamo conosciuto negli ultimi 10 anni”.