Di fronte all’emergenza Coronavirus c’è sempre tempo per strumentalizzare e spostare l’attenzione su “battaglie” politiche. È il caso degli attacchi rivolti al governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, da 7 sindaci vicini alle fila del Pd. Attacchi che hanno scritto nero su bianco lamentando una serie di mancanze su cui la Regione e il suo governatore avrebbero peccato. Iniziamo subito col dire che molti di questi sindaci furono proprio i primi nel mese di gennaio a minimizzare sul virus. E non voglio neanche pensare che siano “vili” attacchi di avversari che giocano con una maglia diversa rispetto a quella del governatore della Regione (mi preme qui ricordare che Fontana è un esponente politico di destra mentre i suoi “scriventi aguzzini” sono tutti di sinistra). Ma sarà un caso.
Gli esponenti politici della sinistra, e citiamoli, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, quello di Brescia Emilio Del Bono, di Cremona Gianluca Galimberti, di Lecco Virginio Brivio, di Mantova Mattia Palazzi, di Varese Davide Galimberti ma anche il sindaco di Milano Beppe Sala che fino ad oggi aveva evitato scontri frontali, hanno posto al Governatore Fontana precise domande, per avere delle specifiche risposte (già poste in precedenti occasioni e alle quali il governatore Fontana aveva già detto la sua).
Ma anche qui, come si dice “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. E allora eccole codeste domande che hanno voluto trascrivere su un documento: “Quando saranno disponibili le mascherine, il cui arrivo è stato promesso da tempo?”. “Cosa sta facendo la Regione per proteggere il personale sanitario e gli ospiti delle Rsa colpite duramente come a Mediglia?”. “Si stanno facendo i tamponi per i plurisintomatici e i monosintomatici come ha annunciato il governatore?” E ancora: “Perché la Regione non segue le direttive del ministero e dell’Istituto superiore di sanità che prescrivono di sottoporre a tampone i sintomatici e, qualora questi siano positivi, i loro familiari e i contatti recenti?”. In ultimo: “Perché la Regione non ha ancora autorizzato l’avvio della sperimentazione dei test sierologici che altre regioni come il Veneto e l’Emilia-Romagna hanno attivato?”.
Ma il fulcro della questione ha ruotato intorno a quest’ultima domanda, ovvero quella sui tamponi. Il sindaco Sala ritorna su questo punto in un suo video che ha pubblicato sui social, non prima però di aver chiesto chiarimenti sui test. Sala afferma: “Ciò che più mi sta a cuore sono questi test per gli anticorpi perché permettono di definire se una persona è stata colpita dal virus, magari inconsapevolmente e quindi per un certo periodo di tempo è immune”. Fontana, che non si è mai nascosto dal rispondere, anche in questa occasione non si è tirato indietro replicando che “Sul mercato esistono molti tamponi inaffidabili che creano false speranze ai cittadini. Le nostre indagini sono in fase di conclusione e speriamo di avere una risposta nelle prossime ore. Agiremo solo nella direzione che ci indica la scienza e non sugli umori o le sparate di sindaci che non perdono l’occasione per fomentare la polemica. Sindaci ai quali nelle sedi istituzionali queste risposte sono state più volte date”.
Non mi sento di dire che il governatore Fontana non abbia commesso errori. Chi non li commette. Quando si lavora può succedere. Anzi, l’errore è quell’elemento che una persona purtroppo a volte commette e che denota che stava svolgendo il proprio dovere. Inoltre, c’è da dire che è la prima volta, dal secondo dopoguerra, che il nostro Paese si trova a fronteggiare una situazione del genere e dunque è facile poter peccare su qualche virgola. Ma mi preme anche qui ricordare che il governatore Fontana è riuscito – anche grazie al suo staff, all’aiuto dato da Guido Bertolaso, al fattivo contributo dell’Assessore Gallera, ai tanti, tantissimi cittadini che per altruismo, collaborazione, senso del dovere, amore per il proprio territorio e per il prossimo hanno donato i loro risparmi – a costruire un ospedale alla Fiera di Milano dando l’opportunità ai molti, troppi contagiati che necessitavano di terapia intensiva, di poter esser curati. Un lavoro portato a termine con le loro forze, completamente da soli, nonostante il tanto disperato e cercato aiuto da un governo che ahimè non è mai arrivato.
La Lombardia ha pronte milioni di mascherine che stanno aspettando solo di essere indossate da operatori sanitari che lavorano giorno e notte e da chi si trova attualmente in trincea sacrificando la propria vita per salvarne una, cento, mille. Mascherine pronte ma che non possono essere messe in campo perché in attesa di un bollino di biodegradabilità, come se in questo momento ce ne importi qualcosa che la mascherina sia biodegradabile o meno. (notizia dell’ultim’ora 22.20, 3 aprile 2020, sembrerebbe che l’Istituto di Sanità abbia dato il via libera, ma aspettiamo conferma ufficiale). Piuttosto facciamo in modo che arrivino il prima possibile nelle mani di chi è in prima linea affinché possano lavorare nel modo più sicuro possibile. Soprattutto noi cittadini ci aspettiamo che in questo difficile, drammatico momento tutti siano uniti. Non importa il colore della maglia che si indossa, non importa le idee politiche diverse le une dalle altre. Ora più che mai 60 milioni di abitanti devono trasformarsi in un unico grande Paese, l’Italia.