Di Eugenio Magnoli
A Monza il re Umberto I viene ucciso da Gaetano Bresci, un anarchico di origine italiana che risiedeva in America prima di tornare in patria per uccidere il re.
Incoronato nel 1878, il re Umberto divenne sempre più autoritario alla fine del XIX secolo. Attuò un programma di repressione contro gli elementi radicali della società italiana, in particolare i membri dei movimenti anarchici popolari.
Gaetano Bresci, nato povero in Toscana, emigrò in America nel 1890 in cerca di una vita migliore. Bresci si stabilì con la sua famiglia a Paterson, nel New Jersey, e fu impiegato in una tessitura. La città era all’epoca un focolaio del radicalismo italoamericano e Bresci divenne cofondatore di un giornale anarchico, ‘La Questione Sociale’. Sacrificando il suo tempo libero e gli scarsi soldi extra al giornale, Bresci era considerato dai suoi alleati politici un devoto anarchico. Non dimenticò mai i suoi connazionali in Italia e lesse con orrore gli eventi che si verificarono nel 1898.
Quell’anno i raccolti erano scarsi e gran parte dei contadini stava morendo di fame. Alla ricerca di una tregua dal loro governo, contadini e operai marciarono a Milano per chiedere aiuto al re.
Re Umberto ordinò ai manifestanti di disperdersi e, quando non lo fecero, ordinò all’esercito italiano del generale Bava Beccaris di cacciarli da Milano.
I soldati di Beccaris hanno sparato cannoni e numerosi colpi sulla folla, e centinaia sono stati uccisi. Quando poi Umberto decorò Beccaris per l’azione militare, Bresci decise che il re doveva morire.
Prendendo soldi dal giornale senza spiegare ai suoi compatrioti il motivo, Bresci si recò in Italia e nel luglio del 1900 si avvicinò finalmente al re, che era in visita reale a Milano. Umberto era già sopravvissuto a due attentati alla vita, ma il 29 luglio 1900 Bresci colse nel segno, abbattendo il re con tre proiettili.
Bresci fu arrestato, dichiarato colpevole e condannato ai lavori forzati nel carcere di Santo Stefano sull’isola di Ventotene. Il 22 maggio 1901 fu trovato morto nella sua cella, presumibilmente vittima di suicidio.