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Un sottile filo rosso

by Maurizio Ciotola

Un grande colpo, certo, essere riusciti finalmente a consegnare alla giustizia un uomo, cui sono attribuiti responsabilità gravi, omicidi, stragi e associazione di stampo mafioso, è importante.

Messina Denaro è stato arrestato in una clinica nel centro di Palermo, come un qualsiasi paziente che si reca a fare una visita, senza guardie del corpo armate pronte a difenderlo.

L’arresto di Totò Rifina fece più clamore, perché temporalmente più vicino alle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, in cui persero la vita Falcone e Borsellino, insieme a tutti gli uomini che li proteggevano per rendere possibile il loro operato.

Ma Denaro e Riina, sono due persone, due efferati assassini per l’appunto, Riina oramai morto, Denaro malato gravemente non tarderà ad esserlo.

Due catture che non hanno modificato di una virgola la tenuta dell’organizzazione mafiosa, delle associazioni a delinquere ad essa collegate, tanto più che, la supremazia in questo ambito sembra ora averla l’organizzazione di matrice calabrese, la ‘ndrangheta.

La cattura di Riina e il suo processo, come quella di altri singoli personaggi, di volta in volta intercettati dalle forze dell’ordine, costituiscono sì un importante passo della giustizia, ma queste singole azioni sono ben distanti da quanto è avvenuto grazie al pool antimafia, nato con Rocco Chinnici, sostenuto da Caponneto con Falcone e Borsellino, e demolito dal CSM esautorando lo stesso Giovanni Falcone.

Possiamo dire che Caselli a Palermo con la cattura di Riina, dopo le indisturbate e non contrastate stragi di Capaci e di Via D’Amelio, ha forse compiuto un buco nell’acqua?

No di certo, però non ha compiuto un’operazione sistemica, cui il pool antimafia guidato da Caponneto ha saputo fare negli anni di vera lotta alla mafia.

Se le associazioni mafiose, senza alcun problema, riescono a “arruolare” picciotti, rimpiazzando quelli ammazzati o carcerati, la magistratura potrà continuare ad inseguire “il dito con cui è indicata la luna”, senza però mai giungere sulla luna.

Catturare Messina Denaro è più facile che compiere un’azione tesa a scardinare le associazioni mafiose infiltrate ovunque, nelle istituzioni, come nelle aziende, avendo oramai compiuto il salto fatidico e completo nel mondo della finanza.

Leonardo Sciascia, che della sua terra non solo conosceva la struttura sociale ma sapeva impersonare restituendoci aspetti ignorati dagli stessi sociologi e criminologi, diceva che la mafia è un’organizzazione ramificata ovunque, sa muoversi senza un vertice.

È strutturata per proseguire indisturbata, nella sua efficenza distruttiva, anche quando alcuni capi vengono rimossi o consegnati alla giustizia.

Di questo Falcone e Borsellino erano perfettamente coscienti, perché, non meno di Sciascia, avevano chiaro l’intendere mafioso, le sue strutture e gli inanellamenti con le nostre istituzioni e con quelle di altri paesi nostri “amici”.

Il Presidente Mattarella, che ha perso il fratello Piersanti, è sicuramente un simbolo importante di lotta alla mafia poiché aveva colto quel sottile filo rosso con il quale sono legate le malavite istituzionalizzate nel contesto internazionale.

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