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Regionali: Una sfida da non sottovalutare per il governo

by Nico Dente Gattola

Se per l’opposizione le prossime regionali in Lazio e Lombardia rappresentano un passaggio delicato considerazioni analoghe possono essere fatte anche per i partiti dell’esecutivo, oggi, chiamato ad un test significativo per tenere unita la sua maggioranza.

Chiariamo subito che si tratta di una prova elettorale in cui il centro destra ha molto da perdere e poco da guadagnare: si parte infatti da una Regione, la Lombardia, da ormai 30 anni in cui la coalizione, sia pur con qualche sottile distinzione, è al potere ininterrottamente, a questi si contrappone il Lazio reduce da quasi un decennio di guida PD.

Ebbene, sarebbe essenziale riportare un successo in entrambe le regioni, questo perché all’ombra del “Pirellone”, comunque la si guardi, una sconfitta avrebbe il significato di una tempesta dagli effetti imprevedibili che potrebbe testimoniare la fine di un epoca.

Viceversa un successo verrebbe sentito, quasi, come un atto dovuto, come ordinaria amministrazione, visto che nella cosiddetta seconda Repubblica il governatore lombardo è stato sempre appannaggio delle forze di centro destra.

In uno scenario del genere anche la lotta per la conquista della “Pisana” sarebbe essenziale, perché indicherebbe una crescita dei consensi nel Paese e perché consegnerebbe ai partiti di maggioranza due delle principali regioni italiane.

Chiaro, molto dipenderebbe anche dai numeri dell’eventuale vittoria ma, alla fine, ciò che conterebbe sarebbe comunque aver eletto due governatori afferenti al proprio schieramento.

Se poi al contrario D’Amato uscisse vincente, questo, potrebbe significare che l’argine delle opposizioni al governo, nel bene o nel male, cominciano a funzionare e il fenomeno potrebbe dare vita ad una nuova stagione politica in cui, Giorgia Meloni e compagni, dovranno iniziare a fare attenzione, perché la navigazione non sarà più solo “rose e fiori”.

Ecco perché l’esecutivo ha assoluta necessità di centrare al tavolo elettorale di febbraio l’en plein, per non fermare la sua crescita.

Ma bisogna essere realisti comunque. Infatti una sconfitta su due fronti, a meno che non si tratti di totale disfatta, non avrebbe il sapore di una vera e propria crisi ma, in ogni caso, rappresenterebbe un piccolo segnale.

Del resto un’altra incognita potrebbe far traballare la maggioranza: i risultati dei singoli partiti della coalizione poiché, una vittoria schiacciante del partito della Meloni, potrebbe cambiare drasticamente gli equilibri dei rapporti tra Fratelli D’Italia, Lega e Forza Italia.

Tanto per cominciare si assisterebbe all’implosione dei forzisti dell’ala cosiddetta “governista”, con la definitiva evaporazione dell’ormai sempre più simbolica leadership di Silvio Berlusconi, che fanno capo ad Antonio Tajani e che finirebbero probabilmente nell’orbita Meloniana.

Altro scenario incerto vedrebbe il sempre più contestato Matteo Salvini la cui leadership, soprattutto in caso di sconfitta in Lombardia, avrebbe le ore contate.

In ogni caso si aprirebbe una fase di grande instabilità per il governo che dovrebbe cominciare a guardarsi anche dal fuoco amico.

Nell’immediato, probabilmente, queste elezioni regionali non scateneranno una nuova crisi ma comincerebbe, per forza di cose, un processo di logoramento che non è dato sapere dove porterà ma, di sicuro, non giova alla salute e alle prospettive della maggioranza.

A questo punto la domanda sorge spontanea: per quale motivo il centro destra, che vinca o che perda, deve fare molta attenzione a questo test elettorale?

Per la semplice ragione che la maggioranza non è una coalizione basata sulle stesse idee ma, in realtà, è un raggruppamento di partiti che si sono uniti insieme, a causa di una legge elettorale, ma che sono molto divisi su tanti altri aspetti.

Per dire, è molto difficile che alla lunga si trovi un punto d’incontro tra le istanze federaliste della Lega e i valori dell’Unità nazionale cui si richiama Fratelli D’Italia.

Del resto, allo stato attuale, non ci sono ancora le condizioni per una semplificazione del quadro politico della maggioranza e, volente o nolente, i partiti al suo interno sono costretti a coabitare, pena, il ritorno all’opposizione o ad un nuovo governo tecnico.

La verità è che il sistema politico italiano è oggi molto debole ed instabile da qualsiasi prospettiva lo si guardi, sia per quanto riguarda il governo che l’opposizione, al punto che, può bastare una semplice consultazione elettorale, sia pur regionale, per creare incertezza.

Ecco perché non è fuori luogo parlare di sfida da non sottovalutare per nessuno dei partecipanti.

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